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Reati fiscali, sigilli a una villa e super confisca

La Guardia di Finanza ha eseguito una sentenza della Procura di Milano a carico di un imprenditore accusato di un’evasione da 1,3 milioni di euro. Al centro dell’indagine una società operante nel settore edile

La Guardia di Finanza di Varese, su delega della Procura della Repubblica di Milano, hanno dato esecuzione ad una con la quale, tra l’altro, è stata disposta la confisca di una villa con annesso box in provincia di Varese di 223 mq con giardino e porzione di bosco circostante.

Il patrimonio apparteneva a un imprenditore milanese, operante nel settore edile, accusato di reati quali “Dichiarazione infedele”, “Omessa dichiarazione” ed “Emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti”.

Oltre alla abitazione, risultano confiscate quote di 3 società e risorse finanziarie, fino alla concorrenza dell’imposta evasa pari a €. 1.390.000.

Il provvedimento giudiziario è giunto a conclusione del processo penale seguito ad attività di polizia economico-finanziaria condotta dalla Compagnia delle Fiamme Gialle di Gallarate. 

In particolare, le attività dei Finanzieri erano state rivolte, da un lato, alla ricostruzione del patrimonio illecitamente accumulato dall’allora indagato e dal suo nucleo familiare e, dall’altro, all’individuazione di ulteriori società coinvolte nel meccanismo fraudolento, di cui l’amministratore deferito, risultava essere il dominus avvalendosi di ulteriori società “cartiere”, dallo stesso “amministrate”.

In tale prospettiva, coordinata dalla Procura della Repubblica di Milano, la polizia economico-finanziaria aveva individuato un sodalizio criminoso composto da numerose società dislocate su tutto il territorio nazionale, dedito principalmente all’emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per un valore di circa 33 milioni di euro, e da soggetti orbitanti attorno alla sua attività economica, conducendo alla denuncia di altri 17 soggetti alle diverse Procure della Repubblica territorialmente competenti per le medesime ipotesi di reato.

Con sentenza recentemente passata in giudicato, la Corte d’Appello di Milano ha condannato l’imputato alla pena di due anni di reclusione per il reato di omessa dichiarazione, stabilendone l’interdizione dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese, l’incapacità di contrattare con la Pubblica Amministrazione per la durata di un anno nonché l’interdizione perpetua dall’ufficio di componente di commissione tributaria, oltre alla confisca per equivalente dei beni nella sua disponibilità.

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