Ristorni, a Varese un incasso (mancato) di 3,5 milioni

I soldi derivanti dalle tasse pagate dai frontalieri vengono versati unicamente ai Comuni con almeno il 4% dei lavoratori impegnati oltreconfine. Il capoluogo ne conta 2.700 (pari al 3,5%). Galimberti: “La Provincia trasferisca comunque le risorse che ci spettano, renderemo la città ancor più bella e competitiva. Perusin chiede l’intervento del Ministro Giorgetti

 Se Varese incassasse i ristorni dei suoi frontalieri porterebbe nelle casse di Palazzo Estense 3,5 milioni di euro.

Lo afferma il sindaco Davide Galimberti, il quale però, di quei quattrini, non vede arrivare nemmeno un soldo. Questo per via della regola in base alla quale i comuni che possono incassare direttamente i ristorni sono quelli in cui almeno i 4% dei residenti è composto da frontalieri.

Il capoluogo si ferma al 3,5 (circa 2.700 lavoratori in tutto), perciò i ristorni in arrivo dal Canton Ticino finiscono nelle casse della Provincia. E lì si fermano, salvo essere poi investiti su impulso della stessa Villa Recalcati.

"Un'anomalia tutta lombarda - attacca Galimberti - Nel vicino Piemonte tutti i Comuni ricevono i ristorni, indipendentemente dal numero di frontalieri".
Da qui l'appello a Regione Lombardia, Provincia di Varese e, non ultimo, Governo Meloni.
L'auspicio - commenta la vicesindaca Ivana Perusin - è che il nuovo ministro dell'Economia Giorgetti, che conosce bene le dinamiche del territorio, possa attivarsi per sensibilizzare su un tema essenziale per l'economia di tutte le aree di confine. Per noi - chiosa - 3,5 milioni in più significherebbero più investimenti a favore delle infrastrutture e dei servizi".
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