Prima lo schianto tra a Luvinate, con quattro persone coinvolte tra i 18 e i 23 anni. Poi l’incidente mortale a Lonate Pozzolo, con un 24enne, in sella a una bici, investito da un’auto e morto poco dopo il trasporto all’ospedale Niguarda. Sono solo due episodi, gli ultimi di una lunga catena di sinistri, scontri.
E sangue: sempre più giovane, versato su strade affollate, frettolose, disseminate di traffico, distrazioni, imprudenze.
Le vetture su cui viaggiamo sono sempre più equipaggiate e accessoriate; ma nulla può salvarci dall’errore umano, dalla velocità eccessiva, dall’invio del maledetto messaggino che proprio non può aspettare, dalla scarsa conoscenza della segnaletica o dalla propensione a sopravvalutare i propri riflessi e, nello stesso tempo, l’altrui disciplina.
Davanti a tanti drammi e a troppe tragedie, la comunità piange, ma dimentica in fretta.
Forse servirebbe un po’ più di severità “alla fonte”. Non sulle strade, ma a scuola, nelle agenzie, negli uffici, durante visite per i rinnovi patente e, prima ancora, in un’educazione stradale che limitiamo a qualche periodico evento, anziché trasformarla in un obbligo frequente, propedeutico e, a quanto pare, indispensabile.
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Varese: Troppo sangue nel deserto dell’educazione stradale
Schianti a catena, vittime sempre più giovani: la scarsa educazione stradale è un problema non più rimandabile
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Matteo Inzaghi
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