Varese: Il Chiara racconta Pasolini a 50 anni dalla morte

Pier Paolo Pasolini al centro di una conferenza del Premio Chiara, con Andrea Kerbaker e Matteo Inzaghi

Dalle poesie in lingua friulana ai film che ne hanno consacrato successo e riconoscimenti, ma anche critiche e censure.
Dalle struggenti poesie agli scritti corsari, fino ai romanzi che hanno segnato epoche e generazioni.
Pier Paolo Pasolini, uno degli intellettuali italiani più profetici, lucidi e dibattuti, moriva il 2 Novembre 1975, a 53 anni, in una notte romana che, ancora oggi, resta tra le pagine più buie e irrisolte della Storia nostrana.
Ma la sua voce, i suoi testi, le sue opere, continuano a parlarci. E proprio per questo la Primavera del Premio Chiara ha dedicato all'eredità culturale, artistica e morale di Pasolini una serata a Villa Recalcati.
A ricordarlo, ospiti di Bambi Lazzati, lo scrittore Andrea Kerbaker e il giornalista Matteo Inzaghi, in un dialogo evocativo che ha ripercorso alcuni tratti del pensiero pasoliniano, soffermandosi su ciò che lo ha reso pioniere e anticipatore di tematiche assolutamente attuali.
Basti ricordare le posizioni dure e provocatorie assunte nei confronti del Potere (dello Stato, della Chiesa, del Partito Comunista), nonché le frequenti analisi lapidarie di ciò che considerava "il male borghese".
Lucido e contraddittorio, talentuoso e visionario, Pasolini rilasciò un'ultima intervista, poche ore prima di essere assassinato, al giornalista Furio Colombo: pagine indelebili, custodite da Kerbaker, a testimonianza di un uomo che sentiva ormai prossimo l'appuntamento con la Morte.

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