Sala consiliare gremita, toni accesi e oltre tre ore di dibattito: il consiglio comunale di martedì 4 giugno si è trasformato in un confronto politico ad alta tensione sul controverso “Remigration Summit”, svoltosi lo scorso 17 maggio al Teatro Condominio Vittorio Gassman. L’iniziativa privata, al centro della mozione presentata dalle minoranze, ha sollevato un acceso dibattito pubblico per la natura dei contenuti e dei partecipanti e una sospensione dei lavori.
La comunicazione iniziale del sindaco Andrea Cassani ha dato subito il tono della serata,“Ci state riportando a una logica da pre-crimine stile Minority Report”, accusando la minoranza di voler impedire la libertà di espressione e di aver organizzato un processo politico invocato dalla sinistra. «Noi non difendiamo la remigrazione – ha aggiunto – ma il diritto di poterne discutere. È la democrazia che stiamo difendendo da chi, in modo assolutamente fascista, vuole impedirla».
La mozione – firmata da PD, Lista Silvestrini, Città è vita, OCG e sostenuta in Consiglio anche da +Gallarate– esprimeva una ferma censura verso l’utilizzo di uno spazio comunale per un evento definito “a porte chiuse e con tesi politiche estreme”, chiedendo una netta presa di distanza dell’amministrazione da posizioni xenofobe e contrarie ai valori costituzionali.
I consiglieri di minoranza hanno invece ribadito la gravità della scelta di concedere il teatro a un’associazione che, a loro dire, ha ospitato relatori noti per posizioni razziste o estremiste come lo stesso Martin Sellner, "persona non gradita in numerosi Paesi europei, compresa la Svizzera" ha ricordato Massimo Gnocchi di OCG o che avrebbe dovuto ospitare il politico danese di estrema destra Rasmus Paludan, bloccato a Malpensa e rimpatriato. «Parlare di remigrazione significa sostenere l’espulsione di chi non si “assimila” – ha detto il consigliere Pignataro – un’idea che contrasta con l’articolo 3 della Costituzione». Altri consiglieri hanno definito “inaccettabile” l’opacità dell’evento e il fatto che fosse “accessibile solo su invito, quasi fosse una setta”.
La maggioranza ha difeso la libertà di espressione e respinto l’idea che vi fosse un legame diretto tra Comune e contenuti del convegno. «Se qualcuno ha violato la legge, dovevano intervenire le autorità – ha affermato il sindaco – ma nessuno ha sporto denuncia, né sono emerse prove di reati». Il capogruppo Galluppi ha sottolineato: «Non condividiamo le idee di chi ha organizzato l’evento, ma difendiamo il diritto di libertà di espressione». Fischi, urla e insulti dal pubblico durante l'intervento del consigliere Aspesi, la seduta è stata interrotta per diversi minuti. Uscita dall'aula Belinda Simeoni di FI prima della discussione sulla mozione.
Nel mirino anche il gestore del teatro, accusato dalla consigliera Sonia Serati, difeso da Cesare Coppe di Città è Vita e dal resto delle opposizioni per aver cercato di negare la concessione della sala e aver subito "una macchina del fango non giusta per irresponsabilità altrui".
Il centrodestra ha però ribattuto che l’evento non è stato patrocinato dal Comune e che nessun comportamento illecito è stato rilevato dalle forze dell’ordine presenti. “Se c’erano elementi penalmente rilevanti, andavano denunciati”, ha ribadito Cassani.
La mozione, modificata con un emendamento di condanna anche agli episodi violenti accaduti durante una contromanifestazione a Milano, è stata infine respinta con 14 voti contrari, 9 favorevoli. “Un’occasione persa per dare un segnale chiaro”, ha commentato amaramente il gruppo promotore, “Una mozione per ridare dignità alla città e scuotere le coscienze”, ha aggiunto Pignataro del PD, proseguendo con un affondo rivolto al sindaco "che non ha più a cuore la sua città" con l'accusa di perseguire un percorso politico personale per cui il convegno si è svolto a Gallarate non per libertà di espressione ma per “convenienza politica”.
“L’unica convenienza politica”, ha risposto Cassani, “è quella della sinistra che porta qui gli immigrati per guadagnarci e per avere voti”. Alla seduta di ieri sera erano presenti 20 uomini tra Carabinieri, Polizia di Stato e Polizia Locale. Verso la fine del Consiglio comunale il Presidente, Marco Colombo, esasperato da insulti e urla del pubblico ha chiesto agli agenti di accompagnare una signora fuori dall'aula dopo che gli aveva mostrato il dito medio.






