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Lo scontro tra Donald Trump e Elon Musk arriva nello spazio. La rottura totale tra il presidente degli Stati Uniti e il magnate, con accuse e minacce reciproche, ha spinto Nasa e Pentagono ad agire. L'agenzia e il Dipartimento della Difesa si sono mobilitati d'urgenza per sollecitare lo sviluppo di alternative a Space X, l'azienda spaziale di Musk. Nella prima fase dello scontro, caratterizzata da attacchi violenti e risposte velenose sui social, il presidente ha minacciato la cancellazione dei contratti governativi con SpaceX, a cui Musk ha risposto annunciando – salvo poi ritrattare – la sospensione dei voli della capsula Dragon. Una decisione che, se attuata, lascerebbe la Nasa senza un mezzo per portare gli astronauti sulla Stazione Spaziale Internazionale (Iss).
Lo 'spin off spaziale' arriva nella nuova giornata di dichiarazioni di Trump. Se Musk cancella il post in cui aveva associato il presidente ai celeberrimi Epstein files - e fa aleggiare il progetto di un nuovo partito - il numero 1 della Casa Bianca tira dritto. Trump non ha intenzione di riallacciare i rapporti con l'ex alleato, ormai definito un "poveretto", e preannuncia disastri per il miliardario sudafricano se dovesse finanziare i candidati democratici che corrono contro i repubblicani sullo sfondo della lite nata intorno alla legge di bilancio. "Se lo facesse, pagherebbe conseguenze molto gravi", dice Trump a Nbcnews. Dietro le quinte, l'amministrazione deve però agire per ammortizzare eventuali effetti del disimpegno spaziale di Musk. La minaccia relativa alla capsula Dragon ha allarmato i vertici delle agenzie spaziali e della difesa statunitensi, che dipendono fortemente da Space X non solo per il trasporto umano, ma anche per il lancio di satelliti sensibili e per lo sviluppo di tecnologie strategiche. L'episodio ha riacceso i timori su una eccessiva dipendenza da un unico fornitore, per di più legato a decisioni imprevedibili del suo fondatore. "È come un embargo alla stazione spaziale", ha commentato Todd Harrison dell’American Enterprise Institute.
In risposta, rappresentanti del governo avrebbero contattato almeno tre aziende – Blue Origin, Rocket Lab e Stoke Space – per valutare i tempi di disponibilità dei loro razzi, mentre Sierra Space ha confermato che il suo velivolo Dream Chaser, in fase finale di test, potrebbe garantire continuità nelle missioni verso la Iss. Anche Boeing è stata sollecitata a chiarire lo stato del programma Starliner, fermo da mesi dopo gravi problemi tecnici. L'incidente ha avuto ripercussioni anche sul fronte politico. La nomina di Jared Isaacman – imprenditore vicino a Musk – a capo della Nasa sarebbe stata ritirata dalla Casa Bianca, contribuendo ad acuire le tensioni. L'intera vicenda, secondo diverse fonti citate dal Washington Post, ha evidenziato i rischi legati alla concentrazione di funzioni strategiche in un'unica azienda e al ruolo sempre più politico del suo leader. ---internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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Redazione Rete55
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