L’amaretto di Gallarate, dolce simbolo della città da oltre un secolo, arriva in dono a Papa Leone XIV. Ancora una volta la tradizione cittadina varca i confini regionali. Merito della storica pasticceria Pagani, fondata nel 1961 e oggi guidata da Massimo Pagani, che ha ereditato l’attività dal papà.
“E’ motivo di orgoglio e di soddisfazione che, nel piccolo della tradizione gallaratese, questo dolce si sia fatto conoscere anche a Roma”, racconta Pagani, ricordando che tutto è cominciato nel 1981 con Papa Giovanni Paolo II. “Poi è toccato a Papa Francesco nel 2024, e ora anche a Leone XIV. Insomma, il nostro amaretto è diventato un po’ il dolce dei Papi”.
Un successo che attraversa le generazioni e i confini, “E’ arrivato a Roma grazie a famiglie gallaratesi legate al Vaticano”, spiega il pasticciere, “Ma ormai lo spediscono e lo regalano ovunque: è riconoscibile e apprezzato in ogni angolo del mondo”.
La ricetta è fatta di ingredienti semplici: mandorle, zucchero, armelline e albume d’uovo. “La sua caratteristica è legata alla lavorazione che lo rende croccante fuori e morbido dentro”, aggiunge Pagani. Un dolce che ha ottenuto nel 1981 la De.Co. (denominazione comunale) e nel 2024 è entrato nel registro PAT, Prodotto Agroalimentare Tipico.
Un traguardo corale, quest’ultimo, che ha visto altri 5 produttori produttori del dolce gallaratese in città (pasticceria Gnocchi, Bianchi nelle 3 sedi e Salmini) uniti. Portavoce e promotore dell’iniziativa, Massimo Gnocchi. L’idea sarebbe nata dall’allora assessore comunale al marketing territoriale, Francesca Caruso, che aveva già avviato l’iter per l’ottenimento del marchio Igp.






