“Ha ragione il regista Alberto Oliva, con la morte di Federico Grassi si è chiuso un ciclo”: così lo scenografo Daniele Geltrudi, che fu colui che richiamò Grassi al Sociale dove entrambi debuttarono 42 anni fa con “Questa sera si recita a soggetto” diretto da Delia Cajelli, commenta commosso la morte dell’attore che si è spento sabato a 62 anni dopo una breve malattia che non gli ha lasciato scampo.
Grassi negli ultimi anni era stato direttore artistico della stagione di prosa del palcoscenico di via Dante, nonché anima della scuola di recitazione intitolata alla regista scomparsa nel 2015, così come del resto il teatro. L’artista aveva collaborato con grandi nomi, lavorando al fianco di maestri del calibro di Vittorio Gassman, Dario Fo, Franca Rame e Giorgio Strelher. Poi, il ritorno “a casa”. Fino a quando, durante la messa in scena di “UnamUno, nessuno e centomila”, quando per l’ultima volta fu prevista la consegna del Premio Cajelli, la pioggia entro dal soffitto. Decretando la chiusura del teatro. Che riapre proprio ora, con l’imminente inaugurazione della nuova scuola di recitazione e della nuova stagione. Quasi un segno del destino che, come ricordano i più stretti collaboratori di Grassi a Busto, chiude – in maniera verrebbe da dire proprio teatrale – “un ciclo che era iniziato con Delia e che, la scorsa primavera, l’avrebbe vista ricordare con le Giornate pirandelliane nel decennale della morte”.
Chi queste vicende le ha raccontate per qualche decennio, non può che augurarsi che da lassù Delia e Federico (che ci permettiamo affettuosamente di chiamare per nome) veglino sul Sociale. E che il teatro non cali il sipario sul loro ricordo.
In foto: l'ultima volta in cui Federico Grassi ha calcato il palcoscenico del Sociale






