Gallarate: Capezzone al Maga, tra ironia e sinistre etichette

Daniele Capezzone a Duemilalibri con il suo ultimo libro, tra riflessioni su politica, media e odio ideologico

Pubblico attento ieri sera in sala Arazzi al Museo MAGA di Gallarate, per l’incontro con il giornalista ed ex deputato, Daniele Capezzone, ospite a Duemilalibri per presentare il suo ultimo libro “Trumpisti o muskisti, comunque “fascisti”, edito da Piemme edizioni. A dialogo con Aurora Lussana, giornalista e conduttrice televisiva, il direttore editoriale di Libero, ha conquistato i presenti proponendo una riflessione lucida sui tempi e sui linguaggi della politica contemporanea, mantenendo un tono garbato e ironico, in pieno stile Capezzone.

“Sulla copertina del libro ci sono quattro facce controverse: Trump, Milei, Netanyahu, Le Pen. Ma non è un’apologia di questi quattro personaggi né un’agiografia”, ha precisato l’autore, “il libro riproduce luci e ombre di ognuno di loro”. Il punto è che una parte della sinistra, secondo Capezzone, “reagisce in modo automatico etichettando come fascisti tutti quelli che non piacciono. Così si rinuncia a comprendere il proprio tempo e gli avversari”.

Capezzone ha alternato battute pungenti e analisi, invitando a “ragionare” come unica via d’uscita da un clima polarizzato, “Le elezioni si vincono o si perdono, ma non per questo, se le cose non vanno come vogliamo, dobbiamo dire che la democrazia è finita”.
Tra le pagine più forti del libro, ha citato la numero 13, quasi profetica in cui si leggono i risultati di una ricerca americana, le cui domande come “Riterresti comprensibile l’uccisione di Donald Trump o di Musk?” tentano di misurare la disponibilità a giustificare la violenza contro leader di destra. “Poi sappiamo cosa è successo a Trump e a Kirk”, prosegue Capezzone. “È agghiacciante come l’intangibilità della persona, anche dell’avversario, non sia più un principio sacro”.

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