Gallarate: Un “nuovo” Kandinsky al Maga, diviso in tre

L’influenza artistica di Kandinsky in Italia, al Maga Barisoni e Zanella introducono alla mostra divisa in tre

La rivoluzione dell’astrazione in Europa e in Italia riempie gli spazi del Maga a Gallarate di opere e di pubblico già all’inaugurazione, il percorso espositivo dedicato al padre dell’astrattismo, Wassily Kandisky, curato in collaborazione con Ca’ Pesaro – Fondazione Musei Civici di Venezia, è diviso in tre sezioni dal primo Novecento al fermento culturale italiano del dopoguerra attraverso l’eredità teorica di uno dei più grandi maestri dell’arte.

Elisabetta Barisoni, curatrice e dirigente di Ca’ Pesaro, introduce il cuore del progetto: una mostra che parte dall’esperienza del Bauhaus, dove Kandinsky – insieme a Klee e Feininger – porta la ricerca astratta a un livello mai raggiunto prima. Un luogo di sperimentazione travolto dal nazismo, ma destinato a lasciare un segno indelebile.

“Il visitatore riscoprirà un maestro noto, ma attraverso un taglio completamente nuovo”, spiega Barisoni, “Le opere dialogano con i suoi pensieri, i suoi testi, le sue poesie. È come seguire sulla tela il ragionamento di Kandinsky lungo tutto il Novecento, confermando quanto sia stato un genio straordinario”.

La seconda sezione, entra nel cuore del rapporto tra Kandinsky e gli artisti italiani agli inizi degli anni ‘30. Il punto di svolta è la primavera del 1934 alla Galleria Il Milione di Milano, dove vengono esposte oltre quaranta opere, includendo anche serigrafie e libri, provenienti dalla sua casa parigina.

“Quella mostra, racconta Emma Zanella”, direttrice del Museo, “diventa il vero trait d’union con i giovani italiani che cercavano una via tra figurazione e astrazione: Soldati, Radice, Licini, Munari. Non imitano Kandinsky, ma partono dalle sue teorie per inaugurare un dibattito che cambia l’arte italiana”.

Un movimento che genererà evoluzioni decisive: “dalle sculture astratte di Lucio Fontana alle poetiche surrealistiche di Osvaldo Licini”, fino alle sperimentazioni milanesi che porteranno alla nascita dell’arte concreta.

Il percorso si chiude nel secondo dopoguerra, quando la Biennale di Venezia, nel 1950, dedica a Kandinsky una sala personale che influisce profondamente sui nuovi linguaggi italiani. “Artisti come Vedova, Dorazio, Santomaso, Munari – continua Zanella – trovano in Kandinsky un riferimento non solo artistico, ma teorico. I suoi scritti restano fondamentali per comprendere la nascita dell’astrazione”.

qui la presentazione della mostra

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