(Adnkronos) - Nella maxi operazione che ha portato all'arresto di nove persone e che ha scoperchiato un sistema per finanziare Hamas con fondi che venivano raccolti per fini umanitari spicca il nome di Mohammad Hannoun, presidente dei Palestinesi in Italia, che "è tra le persone arrestate per terrorismo e finanziamenti ad Hamas", come confermato da Mariastella Gelmini, senatrice di Noi moderati. Gli indagati sono accusati, nella attuale fase delle indagini preliminari, di fare parte e di avere finanziato Hamas e attività terroristiche per mezzo di varie associazioni, tra cui: associazione benefica di solidarietà col popolo palestinese - a.b.s.p.p., con sede a Genova; a.b.s.p.p. o.d.v. (associazione benefica di solidarietà con il popolo palestinese – organizzazione di volontariato) con sede a Genova, di cui è legale rappresentante proprio Hannoun Mohammad Mahmoud Ahmad; associazione benefica la cupola d'oro, con sede a Milano, di cui è legale rappresentante Abu Deiah Khalil. Ma chi è Mohammad Hannoun?
Mohammad Hannoun, con cittadinanza giordana, è il presidente dei Palestinesi in Italia ed è già stato protagonista di un 'Daspo' emesso dal questore di Milano, che gli ha impedito di tornare nel capoluogo lombardo per un anno, venendo così bloccato, lo scorso ottobre, a Linate. A quanto si legge nel documento che Adnkronos ha potuto visionare, la misura è stata notificata per una serie di comportamenti "ritenuti idonei a turbare l'ordine e la sicurezza pubblica".
Hannoun, che è in Italia da 42 anni, ha ribatito che avrebbe "continuato a raccogliere fondi per progetti umanitari in Palestina", ricordando che già dal 2002 al 2009 era stato indicato per "false accuse". "Il giudice del tribunale di Genova", ha ricordato a margine di un corteo pro Pal, "disse 'Hannoun fa progetti di aiuti a distanza, questo fa onore all’Italia’. Tutto quello che faccio sono progetti umanitari, non ho mai finanziato alcuna attività militare o terroristica”. A presentarsi, e difendersi dalle accuse, insomma, è stato lo stesso Hannoun: “Sono un cittadino palestinese, vivo in Italia, sono un architetto, lavoro. Faccio tutto nella massima trasparenza. Rispetto il diritto italiano e le sue leggi. Continuerò a farlo, ma non posso rinunciare ai miei diritti e del mio popolo anche se mi espellono dall’Italia perché sono stati sanciti dalle Nazioni Unite. Sono diritti sacri e non mollerò mai”.
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Redazione Rete55
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