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Estorsione e droga, blitz contro la ‘ndrangheta

I Carabinieri di Busto Arsizio danno esecuzione alle misure cautelari nei confronti di 15 persone. Accade a Lonate Pozzolo

Estorsione e droga blitz dei Carabinieri. La compagnia di Busto Arsizio, coordinata dalla Procura della Repubblica, ha dato esecuzione alle misure cautelari nei confronti di 15 persone, ritenute responsabili, a vario titolo, di estorsione e spaccio di stupefacenti.

Tra gli indagati, 10 saranno portati in carcere, 4 andranno agli arresti domiciliari e uno avrà l’obbligo di presentarsi periodicamente alla polizia giudiziaria. L’indagine, denominata “Atlantic”, ha preso il via con il tentato suicidio di un uomo, soccorso dai carabinieri della stazione di Lonate Pozzolo.  Le forze dell’ordine hanno accertato – attraverso le indagini – che la causa del gesto sia da attribuire ad un’estorsione posta in essere da un pregiudicato locale, aderente alla ‘ndrangheta, per ragioni connesse a debiti di droga.

L’organizzazione sgominata con l’operazione Atlantic –  operante quasi esclusivamente nel territorio lonatese, e in parte già coinvolta in attività investigative di diversa natura per la radicata presenza di soggetti di stampo ‘ndranghetista – aveva già permesso di reinvestire parte dei profitti in diverse attività locali, tra cui un bar ed un parcheggio adiacente all’aeroporto di Malpensa.

Nei fatti, erano operativi tre gruppi che gestivano in parallelo l’attività di spaccio di cocaina, marijuana e hashish nel Varesotto, e che reinvestivano e riciclavano il denaro guadagnato in attività commerciali,  solo però dopo aver ricevuto il benestare di Emanuele De Castro, condannato in via definitiva per mafia con le inchieste «Bad Boys» e «Infinito» – e aderente alla ‘ndrangheta. I tre gruppi erano uno rispettoso degli altri, e condividevano il territorio pacificamente, perché tutti guidati da un solo capo, De Castro appunto.

Varie le attività commerciali acquistate con i guadagni della vendita di droga, come il bar “Atlantic” di Lonate Pozzolo, e un parcheggio a disposizione dei viaggiatori di Malpensa, a Ferno. Entrambe di proprietà di Salvatore De Castro, figlio di Emanuele De Castro. All’interno del parcheggio, i carabinieri dell’ispettorato del lavoro di Varese hanno trovato tre lavoratori in nero e hanno scoperto che i pusher erano gli  autisti dei pulmini per l’aeroporto.

A Emanuele De Castro sono state contestate 15 violazioni della sorveglianza speciale, tra cui un’aggressione a due cameriere del bar del figlio, che si erano permesse di protestare  per non aver ricevuto il loro stipendio.

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