Prendersi cura di un familiare fragile è un gesto d’amore, ma anche un impegno che spesso assorbe energie fisiche, emotive e sociali. "Per prendersi cura degli altri, è fondamentale imparare a prendersi cura di sé", a dirlo con forza è Marusca Bianco, direttrice generale di 3SG Camelot, che ha sottolineato come il ruolo del caregiver rappresenti “un pilastro invisibile del sistema di welfare”, fondamentale ma troppo spesso ignorato. In Italia oltre 8,5 milioni di persone assistono quotidianamente un parente non autosufficiente, e più della metà sono donne: un carico che spesso porta con sé solitudine, stress, rinunce professionali e un equilibrio personale costantemente messo alla prova.
Da questa consapevolezza nasce il senso dell’iniziativa “Cinque isole per leggere i propri bisogni”, ospitata negli spazi di 3SG Camelot e organizzata nell’ambito del progetto “Gallarate Città che legge”, promosso dal Comune con il supporto del Centro per il Libro e la Lettura e la collaborazione di HIC – Hub Istituti Culturali.
L’incontro, avvenuto nei giorni scorsi, non si è limitato a proporre attività esperienziali, ma ha voluto offrire ai caregiver un’occasione concreta per fermarsi, guardarsi dentro e riconoscere i propri bisogni. Un’azione semplice solo in apparenza, ma decisiva per chi dedica la maggior parte del tempo all’assistenza degli altri.
Cinque le “isole” tematiche che hanno guidato il percorso:
• Movimento, con la fisioterapia per sciogliere tensioni e migliorare la postura;
• Rilassamento, attraverso la musicoterapia;
• Relazione, gestita dall’équipe educativa per favorire ascolto e confronto;
• Confronto psicologico, con strumenti per riconoscere stanchezza emotiva e stress;
• Benessere naturale, grazie ai consigli della naturopata
Ogni spazio ha offerto suggerimenti pratici e momenti di dialogo, grazie ai professionisti messi a disposizione da 3SG, dimostrando che il benessere del caregiver non è un aspetto accessorio, ma una condizione indispensabile per garantire qualità e continuità alla cura. Attivo anche lo Sportello della Rete, a cura delle Assistenti Sociali, per orientarsi tra i servizi disponibili sul territorio.
All’iniziativa erano presenti anche l’assessore ai Servizi Sociali Chiara Allai e il consigliere comunale Paolo Bonicalzi.
Il messaggio che la serata ha lasciato è chiaro: non si può pensare al caregiver come a un aiuto inesauribile. Serve riconoscimento, serve rete, servono spazi come questo. Solo così chi si prende cura degli altri può continuare a farlo senza perdere se stesso ed entrare in un tunnel da cui è difficile uscire.






