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Verdi… di rabbia: via Selene e la difesa del suolo

Gli attivisti varesini rifiutano l’etichetta del “partito del no”, ma precisano i punti deboli del progetto legato alla viabilità in zona ex Malerba: “Azzeriamo il consumo, recuperiamo le aree dismesse, concentriamoci su rigenerazione urbana e mobilità dolce”

Da sentiero di campagna a strada asfaltatata, da tratto noto solo ai residenti della zona a simbolo ecologico. Da mulattiera a trincea politica.

Da qualche giorno Via Selene, al confine tra Varese e Gazzada schianno, è balzata agli onori delle cronache per l’intervento che dovrà trasformarla in una strada funzionale al nuovo Esselunga, che sta per aprire i battenti nell’area ex Malerba, alle porte del capoluogo.

A prendere la parola, qualche giorno fa, i Verdi, che pur comprendendo la necessità di un’infrastruttura accessoria destinata ad agevolare il traffico in arrivo e in uscita dalla città attraverso il nodo viale Europa-via Gasparotto, si interrogavano sulle ricadute ambientali dei lavori e su un’operazione che, secondo il “Sole che Ride”, manca di una visione complessiva e di progetti collaterali e compensativi utili a rendere meno impattante la strada che verrà.

Oggi, alla luce delle polemiche innescate da quell’intervento, i Verdi tornano in campo, respingono al mittente l’accusa di essere “il partito del no” e puntano l’indice contro il nemico pubblico numero uno: il Consumo di Suolo, che vede la Lombardia seconda nella triste classifica delle Regioni “mangia terra”.

“Non vogliamo contestare, ma collaborare”, chiariscono gli ambientalisti, i quali si propongono quali interlocutori per le vere sfide della nostra epoca: azzeramento del consumo di suolo, recupero delle aree dismesse, rigenerazione urbana, riqualificazione energetica del patrimonio pubblico, creazione di percorsi per la mobilità dolce, promozione di social housing e co-working, attivazione di servizi sociosanitari nei quartieri e promozione e tutela del commercio di prossimità.

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