“È stata dura… E non ce l’abbiamo fatta“.
Sembra di poter riassumere così l’amaro ma realistico commento dell’amministrazione comunale di Varese, che annuncia il nulla di fatto, sul fronte europeo, del progetto per il recupero del Castello di Belforte, gioiello storico e monumentale abbandonato al degrado da molti anni.
Per un momento, a Palazzo Estense, e all’intera comunità locale, era sembrato lecito sognare un rilancio della struttura benedetto dall’alto, cioè dall’ UE, artefice dei munifici finanziamenti legati a “Urban Innovative Actions”.
222 i partecipanti al concorso (alcuni dei quali particolarmente competitivi, perché legati a prestigiose città italiane ed europee). Solo 14 i piani ammessi alla stretta finale.
Tra questi ultimi non comparirà la città giardino, bocciata al penultimo giro. La delusione, ovviamente, non riguarda solo Palazzo Estense, il sindaco Davide Galimberti e il presidente della commissione cultura Francesco Spatola. Ma anche le tante associazioni coinvolte nel progetto, che prima di Natale erano state chiamate ad aderire alla gara proponendo iniziative, eventi, rassegne di diversa natura da tenersi in seno al Castello (o a ciò che ne resta).
“Questa mattina abbiamo prontamente avvertito i partner di un epilogo che ci delude ma non stupisce, visto il livello del bando e dei concorrenti”, scrivono in una nota Galimberti e Spatola.
“Tuttavia, incalzano, la commissione ha riconosciuto la validità culturale e sociale del nostro progetto. Quindi ripartiamo da qui, insieme a coloro che, a Varese, danno un senso alla parola Cultura”.
Resta da capire, aggiungiamo noi, da cosa si ripartirà. Belforte merita di risorgere. Ma le idee non bastano: servono risorse e partner istituzionali sovracomunali. Il Ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, collega di partito del sindaco di Varese, è mai stato invitato a un sopralluogo al Castello?
Tentar non nuoce.
