Uno dei dipinti più emblematici di Wassily Kandinsky accoglie i visitatori nella nuova mostra del Maga: “Zig zag bianchi”, realizzato nel 1922 a Weimar e oggi custodito nelle collezioni civiche veneziane di Ca’ Pesaro. Un’opera rara, carica di storia e simboli, che segna il passaggio dell’artista verso la fase geometrica della sua ricerca.
Elisabetta Barisoni, curatrice dell’esposizione e dirigente dell’Area Musei di Ca’ Pesaro, la definisce senza esitazioni “un’opera iconica”.
“Zig zag bianchi appartiene ad una fase eroica di Kandinsky”, spiega Barisoni, “in cui riesce ad esprimere nelle opere, nelle tele, quello che aveva già elaborato nei libri e, vale a dire, questa grande corrispondenza tra il sentimento, la passione, l'interiorità, lo spirituale e le linee, i colori”, insomma conclude la curatrice, “tutto il suo universo concentrato in un'opera”.
Kandinsky viene invitato in quegli anni da Walter Gropius a insegnare al Bauhaus e sviluppa una pittura che abbandona ogni funzione figurativa, raggiungendo quella libertà espressiva evocata nel saggio Dello spirituale nell’arte. Zig zag bianchi riflette proprio questa conquista: forme essenziali, colori puri, dinamiche interne che diventano architettura del pensiero.
Il dipinto rimase nella collezione personale dell’artista fino alla sua morte. Solo nel 1950, in occasione della Biennale di Venezia, fu acquistato direttamente dalla moglie Nina Kandinsky dal Comune di Venezia, entrando così nelle raccolte di Ca’ Pesaro, dove oggi rappresenta uno dei vertici del patrimonio museale.
Questo capolavoro, ora esposto al Maga, offre un’occasione preziosa per comprendere al meglio la rivoluzione dell’astrazione di Kandisky: un universo che ancora parla, vibra e influenza l’arte.






