Frutto di lunga esperienza, ma ancora pervasa d’incanto; infarcita di talento, eppure ferita: dalla perdita, dalla malattia, dal dolore.
La musica di Max De Aloe torna in scena, con il quartet che porta il suo nome e con l’inseparabile armonica cromatica, per un disco nuovo, tormentato e azzardato.
Vi si trova un omaggio a David Bowie, il Duca Bianco, genio, maestro, modello. Ma non si tratta di cover. Tutto, nella rielaborazione strumentale di De Aloe, Olzer, Mistrangelo e Stranieri, è figlio di ispirazione, rivisitazione e di una fagocitazione che si traduce in ripensamento.
Non sono i brani dell’artista inglese al centro del disco, bensì una loro astratta emanazione, incardinata sul vissuto dello stesso musicista gallaratese, colpito dal Covid nel mese di Marzo e rimasto a letto, per oltre un mese, con problemi respiratori: un guaio al quadrato per chi, come lui, è virtuoso di uno strumento a fiato.
Guarito, ma non del tutto rimesso, Max torna comunque in sala di incisione e registra, coi suoi compagni di viaggio, l’intera opera in un solo giorno: 13 brani di cui si percepisce la sfida, la fatica, l’anelito di chi crede vi sia un senso che va oltre l’ascolto, prescinde dallo sguardo e punta dritto al cuore.
E che, per dirla con il Duca, ci dona l’anima degli eroi, anche solo per un giorno.