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Il nuovo De Aloe, nel segno del Covid. E del Duca

L’ultimo disco del musicista Max e del quartet che porta il suo nome è un omaggio a David Bowie e, prima ancora, una sintesi del virus che ha colpito il leader del gruppo, virtuoso dell’armonica, che voluto incidere una melodia graffiata dal dolore

Frutto di lunga esperienza, ma ancora pervasa d’incanto; infarcita di talento, eppure ferita: dalla perdita, dalla malattia, dal dolore.

La musica di Max De Aloe torna in scena, con il quartet che porta il suo nome e con l’inseparabile armonica cromatica, per un disco nuovo, tormentato e azzardato. 

Vi si trova un omaggio a David Bowie, il Duca Bianco, genio, maestro, modello. Ma non si tratta di cover. Tutto, nella rielaborazione strumentale di De Aloe, Olzer, Mistrangelo e Stranieri, è figlio di ispirazione, rivisitazione e di una fagocitazione che si traduce in ripensamento. 

Non sono i brani dell’artista inglese al centro del disco, bensì una loro astratta emanazione, incardinata sul vissuto dello stesso musicista gallaratese, colpito dal Covid nel mese di Marzo e rimasto a letto, per oltre un mese, con problemi respiratori: un guaio al quadrato per chi, come lui, è virtuoso di uno strumento a fiato.

Guarito, ma non del tutto rimesso, Max torna comunque in sala di incisione e registra, coi suoi compagni di viaggio, l’intera opera in un solo giorno: 13 brani di cui si percepisce la sfida, la fatica, l’anelito di chi crede vi sia un senso che va oltre l’ascolto, prescinde dallo sguardo e punta dritto al cuore. 

E che, per dirla con il Duca, ci dona l’anima degli eroi, anche solo per un giorno.

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