Piacenza: Art Brut e scenari contemporanei alla Biffi Arte

Biffi Arte di Piacenza dedica una mostra a Carlo Zinelli, esponente dell’Art Brut, a 50 anni dalla scomparsa

Ancora qualche settimana per una visita alla mostra "La forma inquieta. La linea del sogno. Fra Art Brut e scenari contemporanei" dedicata a Carlo Zinelli, in corso alla Galleria Biffi Arte di Piacenza. L’esposizione, in calendario sino al 26 gennaio celebra l’artista, tra i maggiori esponenti dell'Art Brut internazionale, nel cinquantesimo dalla scomparsa (1916-1974). La vicenda artistica di Carlo Zinelli, oggi considerato tra i più originali autori italiani del secondo dopoguerra, nasce alla fine degli anni Cinquanta e diviene ben presto l'oggetto di attenzioni da parte di vari intellettuali italiani tra i quali Alberto Moravia, Dino Buzzati e Alfredo Todisco. Grazie allo psichiatra Vittorino Andreoli e alla storica dell'arte Lorenza Trucchi, un importante nucleo di sue opere venne acquisito agli inizi degli anni Sessanta dall'artista francese Jean Dubuffet per la sua allora nascente collezione d'Art Brut. Il valore di Zinelli venne subito riconosciuto anche da André Breton e dal gruppo surrealista. Il percorso espositivo di Piacenza presenta i tre periodi che mostrano il chiaro itinerario evolutivo dell'opera dell’artista: dagli esordi del 1957 ai primi anni Settanta. Opere che in mostra dialogano, per affinità tematiche e suggestioni dei linguaggi, con autori storici del Novecento e dell'età contemporanea: con Jean Dubuffet, che conia nel 1945 la nozione di "Art Brut", con le poetiche surrealiste di Max Ernst e di André Masson e con la serie di incisioni di Pablo Picasso che anticipano Guernica. Un dialogo che prosegue con l'anima antropologica e con le cartografie labirintiche di Maria Lai, "le cancellature" di Emilio Isgrò, la ripetizione ritmica di segni elementari di Giuseppe Capogrossi, le geografie visionarie di Simone Pellegrini. Affinità che proseguono in mostra con tre autori dell'outsider art contemporanea: i dizionari animalier di Jodhaya-Bai e di Bhuri-Bai dall'India, Maurizio Zappon, "ZAP", in opere che conservano tutta l'eco di guerre antiche, all'interno di una sequenza seriale che rimanda al mito, dunque ancora una volta alla dimensione omerica dell'autore brut. E, ancora, le figure metamorfiche del serbo Joskin Siljan, dove le linee cartografiche scorrono inquiete tra identità e volontari spaesamenti, figli delle turbolenze della storia. Orari al pubblico:10.30-12-30 e 15.30-19.30

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