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Chiude reparto Covid. L’affondo: “Mamma non è un pacco”

Ricoverata in ospedale a Gallarate, contrae il Coronavirus e nessuna Rsa è più disposta ad accoglierla. Oggi, a causa della chiusura del reparto dedicato, viene trasferita (a spese della famiglia) nel presidio di Lodi. E’ la storia della signora Maria, 84 anni

Un’odissea cominciata qualche mese fa, con  il ricovero della signora Maria (la chiameremo così) all’ospedale di Gallarate, a seguito di un malore. Dopo un paio di settimane trascorse al presidio, viene comunicata ai familiari dell’anziana donna la data delle dimissioni, anche se Maria – 84 anni –  non è autosufficiente e necessita di cure continue. Il figlio decide allora di contattare una struttura specializzata nel recupero funzionale e nella fisioterapia che possa prendersi cura della mamma. Al momento dell’ingresso nella struttura protetta, però, si scopre che la signora Maria è positiva al Covid.Deve averlo contratto in ospedale” – ci dice il figlio. “Noi, dal momento del suo ingresso al S.Antonio Abate, non l’abbiamo più potuta vedere, se non in videochiamata”. 

 

Dunque, essendo positiva, la signora Maria non viene accolta nella Rsa e viene ricoverata nuovamente in ospedale, questa volta nel reparto Covid. Passano altre tre settimane, e Maria continua a risultare positiva al tampone.

 

Giovedì scorso, l’amara scoperta: il reparto Covid di Gallarate verrà smantellato. I pazienti ricoverati verranno ricollocati in altri presidi. I parenti della signora Maria vengono contattati. Per lei, il posto disponibile è a Lodi. E non ci sono alternative.  Anzi, una sì, dice il figlio: Frosinone. “Quando abbiamo provato a chiedere di assegnarle un posto più vicino”, spiega, “ci è stato detto che l’alternativa a Lodi sarebbe stato il Lazio. E che a noi poco sarebbe cambiato, perchè – a causa della normativa AntiCovid – mia madre non l’avremmo potuta vedere comunque”. 

 

Così, valigia fatta, la signora Maria è stata trasferita a Lodi (a spese della famiglia, che ha dovuto pagare 300 euro per il servizio di trasporto in ambulanza).

 

“Mia madre (e come lei tanti altri pazienti)” – ci dice il figlio, arrabbiato e deluso – “è stata trattata come un pacco. Spostata prima da una stanza all’altra, poi da un ospedale all’altro. Quello che conta, è solo svuotare rapidamente il reparto Covid, senza minimamente considerare l’aspetto umano, la sofferenza dei malati e delle loro famiglie”.

 

“Siamo preoccupati per lei” – conclude. “Non ci resta che sperare che possa sconfiggere il Covid il più presto possibile, e ritornare a casa, da noi”.

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