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Frontalieri, si riparte. In coda

File chilometriche alle principali dogane. La riapertura di molte attività non coincide con lo sblocco dei valichi minori e concentra gran parte del traffico su pochi punti congestionati. Il sindaco di Porto Ceresio: “Un calvario, anche sul fronte della sicurezza”

Fase Due all’insegna dell’attesa e delle code per i tanti frontalieri che questa mattina hanno ricominciato a lavorare in Svizzera. La ripresa di numerose attività oltreconfine (ditte e cantieri) non è andata di pari passo con lo sblocco dei valichi minori, la cui chiusura ha convogliato sulle dogane principali (in particolare, Gaggiolo, Chiasso, Bizzarone) un volume di traffico insostenibile.

Fin dal primo mattino, nelle province di Varese e di Como, si sono registrate file chilometriche e attese di ore per percorrere brevi tratti.

Il disagio è ben rappresentato dal sindaco di Porto Ceresio, Jenny Santi, il cui valico è chiuso: “Ci avevano promesso che da oggi, 27 Aprile, i frontalieri avrebbero potuto accedere tranquillamente dalla nostra “porta” e che la chiusura era dovuta alla carenza di agenti cantonali, gran parte dei quali è impegnata sul territorio elvetico per i controlli interni. Purtroppo, nelle scorse ore, mi è stata comunicata la rettifica: nulla da fare. E’ probabile che il valico di Porto resti chiuso per altre due settimane”.

Ma non è tutto. La sindaca, che nelle scorse settimane aveva duramente criticato la Polizia Cantonale per lo scarso rispetto delle norme di sicurezza, torna all’attacco: “Per gli italiani la quarantena dura 14 giorni. In Svizzera ne dura solo 10 e, spesso, non si procede al doppio tampone. Attendo una forte presa di posizione dell’ANCI affinché tutti si assumano le proprie responsabilità”.

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