Il 44enne è fuori pericolo, ma ha rischiato grosso. Pochi centimetri più i là e i fendenti avrebbero potuto colpirlo al torace. E non parliamo di un poliziotto o di un carabiniere, né di un soldato in missione: parliamo di un capotreno, accoltellato per aver fatto il suo dovere e cioè preteso che due giovani passeggeri mostrassero il biglietto. Schiaffi, calci, sputi e poi i colpi di lama. Lui ha 21 anni ed è egiziano, lei ne ha 16, ha origini straniere ma è nata in Italia. Fin qui la cronaca, che riguarda Genova. Ma l’attualità ci riporta in Lombardia, perché anche qui, oggi, i treni sono in sciopero. E non per i contratti da rinnovare, il personale che manca, o i turni da rivedere. Ma perché non si può rischiare la pelle per un biglietto timbrato. Non si può vivere e lavorare con la paura che i treni siano terre di nessuno, così come le stazioni, i bus, le vie, le piazze, i parchi pubblici. Per tanto tempo la sicurezza è stata uno slogan: oggi è diventata una chimera, perché sempre più luoghi sono diventati ostili e sempre più lavori, prima ordinari, stanno diventando pericolosi. E ammettiamolo: le regole con cui abbiamo fino ad oggi vissuto in Italia non bastano più.
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Milano: Coltellate al capotreno, sciopero e indignazione
Giornata di scioperi in segno di vicinanza al capotreno ferito. Le “terre di nessuno” non si contano più
- Pubblicato il
Matteo Inzaghi
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