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Morti di virus, Gesuito: “Lasciateci dire addio”

L’attivista varesino, impegnato nel volontariato, chiede che venga allestita un’area protetta dove conservare i deceduti prima della cremazione: “Se ne vanno da soli, nudi, senza i propri cari. E’ atroce”

Se ne vanno così, rapidamente, senza esitazioni né convenevoli. Le bare vengono chiuse in pochi minuti, i corpi non vengono vestiti, le cremazioni avvengono a stretto giro, entro tre giorni al massimo. I funerale non sono previsti.

E’ questo il destino di coloro che vengono uccisi dal coronavirus, proprio come quel lugubre corteo di camion militari in uscita da Bergamo ci aveva spiegato con indelebile chiarezza.

Motivi di sicurezza e precauzione, sommati al divieto di qualunque assembramento, tolgono alle vittime e, soprattutto, ai loro cari, qualunque liturgia funebre. Nell’epoca del Covid non c’è spazio per il saluto, per l’abbraccio dei propri affetti, per la vicinanza fisica e gli sguardi di conforto di chi vuole condividere il lutto.

Gennaro Gesuito, noto a Varese per il suo impegno nel volontariato e per aver ideato la fortunata “raccolta delle monetine“, lancia una proposta: “Adibire un’area della città di Varese a deposito custodito, protetto, adatto a poter conservare, per un breve periodo, le salme di coloro che non ce la fanno. Prima o poi l’emergenza passerà e ad almeno qualcuno – dice Gesuito – potremo dire addio e concedere, se non altro, una degna sepoltura”.

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