Testamento Biologico, Don Marco: "Sì alla vita, no all'eutanasia"

Varese è prima città in Italia, insieme a Pesaro, per adesione alle DAT, le disposizioni anticipate di trattamento. Un segnale che il sacerdote invita ad analizzare con prudenza: “Non confondiamo la dignità della fine con il suicidio assistito”

Secondo la Cellula varesina "Luca Coscioni" il fatto che la Città Giardino sia, insieme a Pesaro, quella che, su scala nazionale, ha fatto maggior ricorso alle DAT, le disposizioni anticipate di trattamento (meglio note come testamento biologico), è una notizia incoraggiante (qui trovate l'intervista al suo presidente, Micheal Muscolino).

In risposta, però, ascoltiamo la posizione di un uomo di fede come Don Marco Casale, il quale invita a non confondere la dignità della fine con l'eutanasia.

La legge - spiega il sacerdote - pone in risalto i rapporti che la persona intrattiene e prevede che il testamento biologico venga condiviso da soggetto, medico e parenti stretti, con l’indicazione di un fiduciario. Segno una scelta che - chiosa - il soggetto deve radicare in un contesto relazionale: la libertà, infatti, non può essere l'unico criterio di riferimento.

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