Tra le poche certezze che caratterizzano la nostra quotidianità, su una possiamo davvero contare.
Almeno qui, a Varese, dove per tanti appassionati della buona tavola il nome Venanzio fa rima con bontà, eccellenza e tradizione.
Il merito è della famiglia Pedrinelli e di un locale che Pro Loco, attraverso il suo presidente Roberto Bianchi, ha deciso di premiare con "Un Quai Cos", riconoscimento ironico e spigliato, ma anche assai calzante, visto il senso di appartenenza che quelle mura, il suo chef e il suo menù evocano da ben 103 anni.
Era il 1922, infatti, quando Venanzio Pedrinelli, giunto a Varese da Modena, apriva i battenti di quello che sarebbe diventato uno dei sinonimi di qualità varesina, noto, cercato (e prenotato) da ogni angolo d'Italia e dalla Svizzera.
Oggi, a oltre un secolo da quell'ouverture, il riconoscimento UNESCO alla Cucina Italia quale patrimonio immateriale ci riporta subito al valore di una cultura culinaria che non si esprime unicamente ai fornelli, ma che si irradia nel nostro essere italiani.
Non è cibo, bensì essenza. Non sono piatti, bensì strumenti di vicinanza umana, prossimità culturale, inclusione sociale, coagulo intergenerazionale.
La cucina, per noi italiani, è un insieme di Valori e di conoscenza, di poesia e di rapporto con la terra, di riti tramandati e ricette arricchite nei secoli, con fatica, laboriosità, estro, creatività, capacità. In una parola, è Amore.
Insomma, un bel pezzo di Mondo mangia per nutrire il corpo. Gli italiani mangiano per nutrire l'anima.
E Venanzio (affiancato dalla figlia Alice e dal suo prezioso staff) è uno dei principali interpreti di questa inestimabile, variegata realtà.
Un plauso ai Pedrinelli, quindi. E a chi, come Pro Loco, ci ricorda che nessuna Intelligenza Artificiale potrà mai sostituire la più saporita delle identità.
Matteo






