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Cannibalismo d’impresa, 3 arresti: campioni di cinismo

Due aziende fallite, la terza sull’orlo del baratro. Lavoratori senza stipendio da mesi. Ma i titolari si arricchivano, distraendo i patrimoni aziendali per fare la bella vita

Un caso di reiterato cannibalismo d’impresa agita il varesotto e preoccupa Castellanza. Tre persone risultano sottoposte a misure cautelari (un è in carcere, una donna è ai domiciliari, una terza persona è sottoposta ad obbligo di dimora). Altre 6 risultano indagate. L’accusa è di bancarotta fraudolenta e provocato dissesto a danno di 3 aziende, due già fallite, la terza sull’orlo del precipizio. Ad oggi, il passivo fallimentare stimato dalle Fiamme Gialle ammonta a 8 milioni di euro.

L’operazione – denominata Plastic Free per via del settore industriale delle tre realtà coinvolte (quello dei macchinari per la lavorazione delle materie plastiche) – è condotta dalla Guardia di Finanza di Busto Arsizio e inizia nello scorso Luglio, quando una ditta di Busto e una di Samarate finiscono gambe all’aria.

Il modus operandi degli accusati è sempre lo stesso: grazie a una finanziaria con sede a Bratislava, in Slovacchia, le società vengono svuotate per arricchire il sodalizio e garantire l’elevato tenore di vita del principale indagato, un cinquantunenne varesino.

Oltre alla matrice fraudolenta, colpisce il cinismo della condotta degli indagati, indifferenti alle sorti dei lavoratori. Basti guardare al precario destino della terza impresa, con sede a Castellanza: l’unica ancora aperta, sull’orlo del baratro e coi dipendenti privi di stipendio ormai da mesi.

Le indagini proseguono, attraverso 15 perquisizioni coordinate dalla Procura di Busto. In campo, 50 finanzieri, nelle province di Varese, Como, Lecco, Milano, Novara, Vercelli, Padova e Roma.

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