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Ance, croci e delizie del ricambio generazionale

L’associazione costruttori ha affrontato il delicato passaggio del testimone imprenditoriale all’interno delle famiglie. In cattedra, gli esperti della European House Ambrosetti: “Ingredienti del successo, confronto e meritocrazia”

Nelle imprese il ricambio generazionale non conosce vie di mezzo. Se mal gestito, porta alla disfatta. Se ben realizzato, decreta un successo superiore alla media.

È quanto emerso dall’interessante incontro, condotto dal direttore di UPEL Claudio Biondi e organizzato dall’Associazione dei Costruttori Edili, guidata dal presidente Massimo Colombo, che ha voluto condividere coi propri associati una serie di preziosi spunti di riflessione.

Per affrontare un tema che preoccupa le famiglie di imprenditori, appassiona gli osservatori e incoraggia le interpretazioni metastoriche, ANCE si è affidata agli esperti della European House Ambrosetti, la quale da oltre vent’anni accompagnano centinaia di aziende in questo delicato passaggio.

Esiste la resistenza culturale della generazione passata, che fatica a cedere il testimone e a modernizzare i meccanismi. Ma esiste anche l’approccio soggettivo di chi, erede naturale di un’attività, vive quel destino come un obbligo o una condanna, anziché una benedizione. Poi c’è il fattore della meritocrazia, dell’opportunità e, più in generale, di tutto ciò differenzia i rapporti tra parenti dai rapporti di lavoro, ma che nelle aziende di famiglia rischia di mescolarsi, fini a confondersi.

A contare più di tutto, spiega Giulio Parolini, è “parlarsi, capirsi, conoscersi, confrontarsi. Noi abbiamo fatto così. E oggi ci sentiamo più forti.

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