I numeri sono da incubo: inutile e pericoloso tacerli.
Le stime parlano di 12,3 punti in meno di PIL. Quelli che la provincia di Varese è destinata a perdere, facendo peggio, purtroppo della media nazionale. Per non parlare del dato occupazionale, in questo caso certo (non stimato!) e di un numero di assunti calato del 41% rispetto a un anno fa.
A soffrire maggiormente il settore di installazione e manutenzione, seguito a ruota da quello alimentare, poi il commercio, i servizi e la manifattura. In controtendenza l’edilizia, risparmiata dalle chiusure forzate.
Ed è inutile aggiungere che il baratro ci si presenterà nei prossimi mesi, a licenziamenti sbloccati e disagio sociale in ulteriore aumento.
Ma l’analisi di Confartigianato e del presidente Davide Galli nella conferenza di fine anno, non vuole abbandonarsi alla lugubre contabilità del dramma. Vuole, al contrario, indicare la via della risalita, cui tutti hanno il dovere di contribuire.