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Ristori di frontiera: “Luino e Ponte Tresa in ginocchio”

I vertici di Ascom scrivono a Regione Lombardia per chiedere contributi specifici per le zone di confine: “Il Mercato rionale ha perso il 70% dei clienti. Tra Giugno e Dicembre abbiamo accolto 150 mila svizzeri in meno rispetto al 2019”

Non esiste territorio che, alla luce dell’emergenza e delle chiusure forzate, possa dire di passarsela bene. Ma c’è chi, come l’economia dell’alto varesotto, al confine con la Svizzera, se la passa addirittura peggio.

E così, i vertici di ASCOM Luino (il presidente Franco Vitella e il direttore Luca Gobbato) hanno scritto un’accorata lettera al Governatore lombardo Attilio Fontana e all’assessore allo Sviluppo Economico Guido Guidesi, per chiedere ristori ad hoc destinati alle zone di confine.

Il presupposto è logico, oltre che storico: “Il tessuto imprenditoriale di questa fetta di provincia – spiegano i rappresentanti di categoria – vede in prima linea attività impegnate nel commercio, nel turismo, nel terziario, che possono contare, in tempi normali, sugli introiti garantiti dai tanti visitatori stranieri: svizzeri, francesi, tedeschi, olandesi. Peccato che, con l’emergenza covid, sia scattata la chiusura delle frontiere e, con essa, l’azzeramento degli affari”.

Una situazione che, qualunque colorazione abbia la zona, non accenna a migliorare: “Si pensi – prosegue Vitella – che il mitico Mercato di Luino registra un calo di clientela del 50-70%”.

Numeri alla mano, la situazione si fa ancor più lampante: “Guardando ai soli cittadini elvetici, a Giugno ne abbiamo accolti 50 mila in meno rispetto allo stesso mese del 2019. A Luglio, siamo scesi a -20 mila. A Novembre, -30 mila. A Dicembre il calo è stato di 35 mila”. Totale, 150 mila persone, cioè turisti e consumatori in meno.

“E’ chiaro – chiosa Ascom – che il quadro appena dipinto necessita di interventi su misura“.

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