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“Siamo sull’orlo del baratro”

A dir poco drammatico il quadro dipinto dall’Unione Industriali: “I costi dell’energia spingeranno numerose imprese al blocco della produzione”. Nel settore plastico le bollette sono balzate da 300 mila a un milione di euro, ma la crisi affligge anche fonderie, cartiere e acciaio

Un dramma senza precedenti che ha spinto sull’orlo del baratro un intero sistema economico.

Il costo dell’energia non è più sostenibile e l’Unione Industriali della Provincia di Varese lancia un appello alla politica nazionale e comunitaria affinché intervenga senza se e senza ma. Già, ma come? Le proposte riassunte dal presidente Roberto Grassi si articolano in alcune voci così riassumibili:

a. immediata introduzione del tetto del gas a livello europeo;
b. sospensione temporanea del sistema delle autorizzazioni ETS (per le emissioni di gas serra);
c. destinazione all’industria della quota di energia di produzione nazionale (anche da fonti
rinnovabili) a prezzo calmierato;
d. riformare o comunque sospendere l’attuale meccanismo della formazione del prezzo
dell’elettricità sganciandolo dalle quotazioni del gas.

Alcune di questi punti ricevono, da ieri sera, dei segnali di apertura dai vertici dell’Unione Europea, che ora dovranno tradurre i propositi in azioni concrete.

E devono farlo subito, incalza Grassi, perché con l’attuale regime di costi molte imprese saranno costrette a bloccare la produzione con conseguenze catastrofiche sull’intero Paese.

Ma di quali aumenti parliamo? Ecco alcuni esempi: nel settore plastico ci sono costi semestrali che superano il milione di euro, contro i canonici 300 mila.

Tintorie tessili che pagavano a luglio di un anno fa bollette di energia elettrica di 47mila euro e di gas di 52mila e che a luglio di quest’anno hanno affrontato livelli, rispettivamente di 166mila e 266mila euro. Senza parlare della lavorazione dell’acciaio e delle fonderie specializzate nei componenti dell’automotive. Qui l’esempio è di un’impresa che pagava a luglio del 2021 152mila euro di energia elettrica e il mese scorso ha dovuto affrontare una bolletta di 516mila.

Ma lo sguardo di Univa trascende la contingenza e insiste sull’esigenza di adottare misure strutturali: “Bisogna aumentare la produzione nazionale di gas (“abbandonata in maniera scellerata”), riavvicinarci al nucleare pulito e accogliere i rigassificatori“.

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