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Smart Working, da esigenza a facoltà

Diverse imprese artigiane e industriali optano per il ritorno in presenza, ma un terzo delle aziende conferma il lavoro agile e il 21% intende consolidarne l’utilizzo. Timidi segnali di ripresa e segno più alla voce assunzioni

Il lavoro da remoto si è rivelato, per molte imprese, un’innovazione inevitabile. Tante aziende che non ne avevano mai fatto utilizzo hanno dovuto, per forza di cose, adeguarsi a tempi, chiusure e restrizioni.

Ma adesso che le maglie tornano ad allargarsi, come si muoveranno?

Se lo è chiesto Unioncamere Lombardia, che ha elaborato un prospetto di indubbio interesse, interpellando 300 realtà produttive:

“Prima della pandemia – scopriamo – solo l’1,5% delle aziende artigiane aveva sperimentato lo smart working, durante l’emergenza sanitaria la percentuale ha toccato punte del 18% nel primo trimestre 2020. Questo pur con le difficoltà legate alla scarsa compatibilità dell’attività artigiana, spesso manuale, con il lavoro a distanza. Quanto alle aziende maggiormente strutturate e di carattere industriale, dove ci sono funzioni più compatibili (si pensi a tutta la parte amministrativa, logistica e di gestione degli ordini), il 57% ha dichiarato di aver utilizzato questa modalità operativa. Fino al 2019, tale quota si fermava al 7,3″.

A Varese – aggiunge il presidente di Camera di Commercio Fabio Lunghi – il ritorno alla normalità è particolarmente sentito: il dato sull’utilizzo di lavoro smart scende così dal 18% di un anno fa al 10,4% del primo trimestre 2021. Per l’industria, nell’arco di dodici mesi, il dato è sceso dal 57 al 48%”.

Molte imprese, tuttavia, intendono fare tesoro dell’esperienza: un terzo di quelle industriali e un quinto di quelle artigianali dichiarano di voler confermare nell’immediato futuro le modalità di smart working adottate nell’ultimo anno.

Quanto alla produzione, qualche timido segnale di ripresa arriva dal commercio estero e dalla capacità dell’impresa varesina di misurarsi coi mercati stranieri. Dato che si riflette sul fronte occupazionale, con il 15% delle imprese industriali e il 9% di quelle artigiane che hanno fatto nuove assunzioni nei primi tre mesi di quest’anno.

L’auspicio è che il miglioramento della situazione sanitaria possa dare un’indispensabile spinta a consumi interni, turismo, trasporti e ricettività.

 

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