Tra opportunità e passi falsi, forza e debolezze, velocità di elaborazione e rischiose allucinazioni.
L’Intelligenza Artificiale, così come vivisezionata dalla professoressa Roberta Calegari dell’Università di Bologna, è una galassia di sistemi che va percorsa e maneggiata con cura, generosa in termini di potenzialità, scivolosa quanto l’inconsapevolezza.
La ricercatrice ne ha parlato di fronte alla platea di ANCE Varese, l’associazione degli edili che quest’anno celebra i propri 80 anni e inanella una serie di iniziative utili ad estendere il campo visivo e conoscitivo dei costruttori.
Intrigante la parte che Calegari ha dedicato alle città parallele, proiezioni identiche ai centri urbani che i nuovi sistemi consentono di studiare in termini di sviluppo, previsioni e interventi mirati. Preoccupanti gli effetti collaterali di una gestione disinvolta: l’AI non ha sentimento, né un quadro di riferimento basato su esperienza diretta o empatia. Utilizzarla per capire di più e meglio ciò su cui stiamo ragionando può dare grandi vantaggi. Chiederle di vivere al posto nostro significa condannare noi stessi all’obsolescenza.
