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Perché i sindaci non si candideranno

Galimberti, Antonelli e Cassani escludono l’ipotesi di una corsa alle politiche del 25 settembre. Motivi di coerenza e di rispetto per l’elettorato locale, certo. Ma anche qualche (legittimo) calcolo di opportunità

Davide Galimberti affida le ragioni del no a un lungo post sui social.

Emanuele Antonelli non sfiora nemmeno l’argomento.

Andrea Cassani si diverte a osservare contorcimenti e ascoltare elucubrazioni che lo riguardano, ma alla fine è assai probabile che rimanga dov’è.

Insomma, i sindaci delle principali città della provincia – Varese, Busto Arsizio e Gallarate – non prendono in considerazione l’ipotesi di candidarsi alle Politiche del 25 Settembre.

Partiti diversi, caratteri ancora più distanti, ma una posizione convergente: tutti e tre restano al loro posto, per rispetto dell’elettorato e, aggiunge il cronista malizioso, per altri più pragmatici motivi.

I primi sono riassumibili nella frase che accomuna tutti e tre e che si può riassumere più o meno così: “Sono stato rieletto da poco tempo (qualche mese per il varesino, un anno per gli altri due sindaci), e ho l’obbligo morale, politico e istituzionale di tenere la barra dritta sulle sfide che attendono la nostra comunità. Prima tra tutte, la gestione dei fondi del PNRR “.

Coerenza, dunque. Ma anche allineamento alle scelte della leadership nazionale (per quanto riguarda Galimberti, ad esempio, il PD ha sbarrato il cammino ai sindaci delle grandi città) e dialogo non proprio agevole di alcuni primi cittadini coi propri vertici di riferimento (il bustocco Antonelli non sembra particolarmente  “coccolato” dalle alte sfere di Fratelli d’Italia).

Inoltre, le prossime politiche saranno le elezioni della svolta: in Parlamento sederanno meno deputati e meno senatori (che scenderanno, rispettivamente, da 630 a 400 e da 315 a 200).

Ciò significa che i partiti, al netto delle incognite legate al successo dei partiti alle urne, dovranno ricercare un difficile equilibrio tra la necessità di garantire continuità ad alcuni uscenti e l’esigenza di promuovere qualche “debuttante”. Il tutto nel quadro di una legge elettorale che concede ben pochi margini di manovra al singolo candidato.

E poi, non dimentichiamolo: all’orizzonte ci sono le Regionali lombarde, terra promessa per tanti politici di spicco, perché consente libertà di azione sul territorio e, sul piano pratico, maggiore incisività amministrativa.

Staremo a vedere, visto che alcune interlocuzioni sono tutt’ora in corso. Ma se fossi nei panni di un elettore varesino, bustocco o gallaratese, non mi aspetterei grandi colpi di scena.

 

 

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