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Bossi resta fuori, Bianchi insorge, Maroni invoca la svolta

All’indomani dei (deludenti) risultati elettorali, emergono le prime reazioni in casa Lega, sotto choc per la mancata elezione del Senatur. L’ex sindaco di Morazzone: “Tanto tuonò che piovve, base schiaffeggiata per far posto a persone vicine”. L’ex ministro: “Salvini va sostituito: con chi? Lo so, ma non lo dico”

Per la Lega, la mancata rielezione alla Camera di Umberto Bossi, rappresenta la proverbiale ultima goccia, che si aggiunge al diluvio di malumori seguiti al risultato delle Politiche.

Con un  consenso di circa il 9% su scala nazionale, Salvini ha portato a casa un centinaio di parlamentari, ma si è giocato la serenità della base, componente essenziale per un partito che, come l’ormai ex Carroccio, nacque da, nel e per il territorio.

E se l’esito delle urne in quel di Varese, in quella che un tempo veniva chiamata “culla”, rappresenta già di per sé un motivo di sconforto (il conteggio dei voti porta la Lega del capoluogo al quarto posto, dietro a Fratelli d’Italia, PD e Terzo Polo), la bocciatura sul campo del Senatur, colui che ha fondato il partito, trasformandolo, nel giro di pochi anni, da movimento locale a forza di governo, suona come un inaccettabile smacco.

Non a caso l’uscita odierna del Segretario Federale, il quale propone la nomina di Senatore a Vita per l’Umberto, somiglia a un modo per placare gli animi e arginare il malessere.

Tuttavia, l’irritazione è palpabile e si sostanzia nelle parole infuocate di Matteo Bianchi, il “grande escluso”, relegato nelle retrovie della lista plurinominale nonostante gli anni in Parlamento, la candidatura a sindaco e i lunghi anni da segretario provinciale.

Dal suo profilo facebook, l’ex sindaco di Morazzone, oggi a Palazzo Estense come riferimento dell’opposizione, liquida il risultato elettorale come effetto di una logica antitetica rispetto all’anima leghista: “Hanno prevalso logiche di vicinanza e accondiscendenza verso i piani alti, senza riguardo per la base e per il suo legittimo desiderio di mandare a Roma persone che siano realmente rappresentative del proprio territorio”, scrive Bianchi.

Stamani, poi, la stoccata finale, in arrivo da chi, con Salvini, non ha mai avuto un rapporto idilliaco: Roberto Maroni, che dal suo spazio fisso de Il Foglio, intitolato “E’ ora di un nuovo leader per la Lega”, plaude all’avvio della stagione congressuale, invoca un cambio di rotta e chiosa in modo sibillino: “Io saprei chi eleggere come segretario, ma per adesso non faccio nomi”.

 

 

 

 

All’indomani dei (deludenti) risultati elettorali, emergono le prime reazioni in casa Lega, sotto choc per la mancata elezione del Senatur. L’ex sindaco di Morazzone: “Tanto tuonò che piovve, base schiaffeggiata per far posto a persone vicine”. L’ex ministro: “Salvini va sostituito: con chi? Lo so, ma non lo dico”
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