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Varese: PGT, servono umiltà e pragmatismo

Linee guida del PGT, tra ambizioni e sano realismo. Nel confronto Bonomi-Politecnico, il cuore della sfida

Il colpo d’occhio fa onore a chi ha avviato il percorso, a chi ci ha creduto e a chi ci ha lavorato finora.
Un Salone Estense così gremito, non per una premiazione, un concerto, o un ospite di grido, bensì per un passaggio così tecnico e insieme strategico, politico e nello stesso tempo culturale, economico, sociale, come la presentazione del PGT, o meglio, delle sue linee guida e del suo “spirito costituente”, trasmette un’idea confortante della partecipazione democratica a un futuro da condividere.
In sala c’erano i professionisti, ma anche la sanità. C’era l’ambito culturale, ma anche il Terzo Settore.
C’era l’impresa e c’era la scuola. Insomma, c’era Varese, in ogni sua declinazione.
Dopodiché, questo è solo l’inizio. Agli auspici bisognerà far seguire i fatti e la condivisione, oggi massima, dovrà tradursi in un dibattito realmente inclusivo, moderno, dinamico, squisitamente democratico, non in termini buonisti, bensì pratici.
Dalle parole di Andrea Arcidiacono, del Politecnico, emerge una visione essenzialmente cittadina e limitrofa, tesa a ricucire, armonizzare, valorizzare.
Lui parla di 5 città nella città: quella sostenibile e quella attrattiva, quella sportiva e quella culturale, quella multicentrica, turistica, verde.
Affascinante, risponde Aldo Bonomi, purché non si sconfini nella autoreferenzialità.
Perché una città media è prima di tutto uno snodo che accoglie, smista e incanala flussi, siano fisici o immateriali, scanditi dal tempo e dettati dalle scelte.
Forse il cuore della sfida sta tutta qui: in una Varese che sogna di agganciare il Cambiamento facendosene interprete.
Ma che può riuscirci solo restando coi piedi ben piantati nella sua storia, nelle sue potenzialità e nei suoi limiti. Che non sono un difetto, ma punto di ripartenza.

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