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Anestesisti, la grande fuga

Sono una decina i medici dell’ospedale di Gallarate che potrebbero consegnare a breve le loro dimissioni, lasciando il presidio (e l’intera Asst della Valle Olona) sotto organico

La goccia che ha fatto traboccare il vaso: sono una decina gli anestesisti dell’ospedale di Gallarate che potrebbero consegnare a breve le loro dimissioni, lasciando il presidio (e l’intera Asst della Valle Olona) sotto organico. Ad esasperare i medici, portandoli a prendere questa decisione, una situazione diventata ormai insostenibile.

 

Ma partiamo con ordine: tra il 2016 e il 2017, all’ospedale di Saronno si assiste a un fuggi fuggi degli anestesisti, che lamentano una cattiva qualità del lavoro. Per sopperire a questa mancanza, l’Asst decide di dirottare a Saronno alcuni medici di Gallarate. Inizia il calvario per i dottori gallaratesi che, dovendo garantire il funzionamento di entrambi gli ospedali, incominciano a fare turni massacranti. 

 

Dopo anni difficili, resi ancor più pesanti dalla pandemia, l’emergenza saronnese rientra: Asst stipula un contratto con una cooperativa, che garantisce la presenza di un numero di anestesisti sufficiente nel presidio.  A Gallarate si tira finalmente il fiato. Ma la pace dura poco. Anzi, pochissimo. In concomitanza con la risoluzione della questione saronnese, scoppia la bomba a Busto Arsizio, dove (proprio come a Saronno) gli anestesisti iniziano a licenziarsi. Otto in un solo anno. 

 

Squadra vecchia non si cambia: Asst chiede ancora una volta ai medici gallaratesi di far fronte all’emergenza.  Senza contare che – superata la fase più dura della pandemia – gli ospedali si trovano a recuperare il lavoro arretrato. “Per noi è impossibile” – dicono gli anestesisti. “Siamo meno e distribuiti su due presidi”. 

 

“Siamo stanchi e non vediamo la luce in fondo il tunnel” – proseguono i medici. “Anzi, se il progetto dell’ospedale unico andrà in porto, l’ospedale di Gallarate sarà uno dei primi ad essere svuotato di professionalità e attrezzature. Dopo aver salvato gli ospedali di Saronno e Busto, ci ritroveremo per primi a pagare il conto, rischiando la chiusura dei reparti e ulteriori trasferimenti”. 

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