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La rinascita di Marta, dopo 8 mesi di buio

All’Ospedale di Circolo il racconto di un intervento che ha pochi precedenti e che ha salvato la vita a una paziente di 56 anni, inizialmente colpita dal Covid e poi precipitata in una serie di complicazioni. Fondamentali la professionalità multidisciplinare del persone medico

Resistenza, voglia di vivere, professionalità, gioco di squadra.

Questi gli ingredienti della storia di malattia e di rinascita, che parte dal Covid e, purtroppo, porta molto più in là. Ma che sfocia in salvezza e ritorno alla vita.

Arriva dall’Ospedale di Varese e coinvolge diversi medici, diverse squadre e una coraggiosa protagonista: Marta, 56 anni, mamma e moglie, ricoverata al Circolo nel Maggio 2021.

A colpirla è una grave forma di Covid, tale per cui la paziente viene ricoverata in Terapia Intensiva Generale, intubata e quindi tracheostomizzata.

Passano tre mesi prima che il personale della Rianimazione diretta da Luca Cabrini possa risvegliarla.

A quel punto, Marta viene trasferita in Pneumologia, dove l’équipe di Cinzia Gambarini e il team della Riabilitazione pneumologica e neuromotoria iniziano il lungo e difficile percorso di cure e di svezzamento. Un vero e proprio calvario per la donna, che si trova costretta a reimparare respirazione, deglutizione, nonché i più semplici movimenti di mani, braccia, gambe.

Qualcosa però non va come dovrebbe: ogni volta che beve un po’ di acqua, Marta tossisce. I suoi polmoni evidenziano segnali di nuove infezioni.

Si tratta di una fistola tracheo-esofagea, una rara complicanza che può verificarsi dopo una intubazione molto prolungata: in particolare, la cannula per la ventilazione, inserita nella trachea di Marta, ed il sondino naso-gastrico per l’alimentazione, inserito nel suo esofago, hanno creato nel tempo una ferita nella parete di questi due organi, dando origine ad una fistola, ossia una comunicazione diretta tra l’esofago e la trachea. Quello che Marta ingerisce, finisce nelle vie respiratorie, con il rischio di soffocamento e di polmoniti continue. C’è un’unica possibile soluzione: quella chirurgica.

Viene coinvolta l’équipe della Chirurgia Toracica, guidata da Andrea Imperatori. A studiare il caso e a decidere il da farsi, è Nicola Rotolo. All’orizzonte c’è un’operazione rara e delicatissima.

Il 18 ottobre scorso Marta entra in sala operatoria di Chirurgia Toracica. Ci resta per quasi sei ore, anche perché l’intervento è a dir poco complesso: accesso cervicotomico, cioè all’altezza del collo; isolamento della trachea e dell’esofago all’altezza della fistola; sutura della breccia esofagea; resezione della trachea per quasi 5 cm; ricostruzione della continuità della trachea. Con l’aiuto del Dott. Pavan, otorinolaringoiatra, si è infine posizionato un lembo muscolare tra i due organi, ad ulteriore rinforzo.

Dopo venti giorni di degenza in terapia intensiva, grazie all’assistenza in particolare di Davide Maraggia, che aveva già seguito la paziente nei tre mesi precedenti in Rianimazione, si è provveduto alla estubazione e al trasferimento della paziente in Chirurgia toracica, in grado di respirare autonomamente.

Marta ha così potuto riprendere il lungo percorso di riabilitazione respiratoria, motoria e foniatrica, grazie all’équipe guidata da Michele Bertoni, che attualmente l’ha in cura all’Ospedale di Luino. Grazie anche alla sua enorme forza di volontà, Marta ora si alimenta regolarmente e respira senza ausili, ha ripreso a parlare e a vivere: anche l’équipe della Riabilitazione ha fatto miracoli e presto, finalmente, Marta potrà tornare a casa.

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