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Generale Mori, lo Stato (eroico) sale in cattedra

Ospite della Scuola Manfredini, l’alto ufficiale dei Carabinieri ha raccontato del proprio impegno contro il terrorismo e la criminalità organizzata

Comandante del ROS, direttore dei servizi segreti, braccio destro del generale Dalla Chiesa, uomo di punta dello Stato contro il terrorismo all’indomani del delitto Moro, esponente di riferimento delle forze dell’ordine negli anni Ottanta siciliani, Quelli di Riina, quelli di Falcone e Borsellino, quelli degli agguati, delle raffiche di mitra e poi, nei primi 90, delle bombe e delle stragi  di mafia. Il curriculum del Generale Mori non è facilmente riassumibile. Perché ogni suo passo coincide con le pagine più difficili della recente storia nostrana. Eppure, di fronte alla platea dei ragazzi della scuola Manfredini, ospite dell’Associazione Nazionale dei Carabinieri, l’alto ufficiale ci ha provato, attingendo al bagaglio dei ricordi e della semplicità, riportando alla luce fatti che la generazione del nuovo millennio non conosce, se non per sentito dire

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