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Gallarate: Centro diurno disabili, la replica di Allai al Pd

Centro diurno disabili a Gallarate, l’ass. Allai al Pd, “Struttura non idonea, troveremo soluzione migliore”

La probabile chiusura del centro diurno disabili di via Canova a Gallarate, secondo quanto riscontrato dai rappresentanti del Pd nei numeri del bilancio di previsione, tra i temi del dibattito politico durante il consiglio comunale di lunedì 27 novembre. La risposta dell’assessora ai servizi sociali, Chiara Allai, conferma la scadenza della convenzione con la cooperativa sociale legata alla gestione della struttura a febbraio 2025 e l’intenzione di trovare una soluzione migliore, “trovare un luogo più accogliente e a norma ai nostri disabili” date le condizioni di “vetustà e esiguità degli spazi interni”. La struttura, infatti, non sarebbe più idonea. Tra le ipotesi contemplate dall’amministrazione, “un partneriato pubblico/privato legato al mantenimento in città di una struttura comunale per l’accoglienza dei disabili”.
Le precisazioni dell’assessore Allai in consiglio comunale
Il centro diurno per disabili ha una capienza massima di circa 20 persone con disabilità ma negli ultimi anni è stata sempre funzionante con un numero molto inferiore di utenti, anche dopo il Covid che ha nettamente cambiato la frequenza degli stessi. Attualmente vi sono ospitate 11 persone residenti a Gallarate e 2 residenti al di fuori del Comune.
“Per inciso, queste ultime due sono le uniche che pagano interamente i costi della retta che si aggira intorno ai 15.000 € all’anno” spiega l’assessora Allai. “Per quanto riguarda invece gli utenti gallaratesi, occorre precisare che essi partecipano solamente per circa 8000 € complessivi tra tutti gli 11 utenti, all’anno, su un totale di circa 165.000 € oltre alle utenze e ai costi di convenzionamento con il gestore per un totale di 300.000 € per soli 11 utenti”.
Ai costi si aggiungono le condizioni fatiscenti dell’immobile, ritenuto dalla stessa cooperativa “un luogo non adatto anche per la mancanza di uno spazio esterno, un’area verde, nonché legato alla vetustà e all’esiguità degli spazi interni”. Per molti mesi il Comune e il gestore hanno esplorato la possibilità di un partneriato legato al rifacimento e alla risistemazione dell’ex scuola materna di via San Giorgio, a Cedrate con l’obiettivo di trovare un posto migliore. Alcuni mesi fa l’interlocuzione con il Comune si è interrotta e sembrerebbe che la cooperativa abbia trovato un altro luogo più idoneo, probabilmente sempre in città.
“Quale senso avrebbe quindi rinnovare una convenzione molto onerosa per la amministrazione in uno spazio non attrattivo?” ha sottolineato Allai. In aggiunta, sono oltre 50 i cittadini gallaratesi, in carico ai servizi sociali che frequentano centri diurni e oltre 40 frequentano centri al di fuori della città e per i quali il Comune compartecipa alla retta. La cui media è intorno ai 15.000€ annui a testa.
“Buona parte di questi centri sono saturi al contrario del nostro” ha precisato l’assessora “segno evidente che a parità di soggetti gestori probabilmente la scelta delle famiglie 444, avviene in base alla qualità degli spazi che, evidentemente in via Canova, non sono competitivi”.
E poi conclude: “Vogliamo evitare oggi di tener aperto un centro che probabilmente tra pochi anni dovrà essere smantellato in quanto necessario di opere di messa a norma inderogabili. Non escludiamo da qui al febbraio 2025, laddove qualcuno dovesse manifestare l’interesse per la sede di via San Giorgio o per altri immobili comunali più idonei ad accogliere i nostri disabili, si possa discutere di un partneriato pubblico/privato legato al mantenimento in città di una struttura comunale per l’accoglienza dei disabili; da notizie ufficiose pare che, all’interno di un ex struttura ecclesiale, proprio un soggetto privato stia approntando questo tipo di eventualità ristrutturando gli spazi.
Con gli stessi soldi dedicati al mantenimento della struttura di via Canova, potremmo farci carico almeno del doppio dei soggetti disabili che ne fanno richiesta e che al momento non hanno una compartecipazione da parte nostra”.
La promessa, “Saranno contattate tutte le famiglie degli utenti attualmente in carico per trovare la soluzione migliore per la gestione di ogni singolo caso mantenendo ovviamente l’impegno di spesa, ben sapendo che la soluzione è quella di dare un luogo più accogliente e a norma ai disabili, rispetto all’attuale e forse, prima di parlare, qualcuno dovrebbe andare a vedere l’attuale sede del CDD”.

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