Basket: Scola, “Non sono un dittatore. Il progetto avanza”

L’ad dell’OJM confessa: “Dopo Cremona ho pensato di andarmene. Vogliamo fare la Europe Cup”

Lo ha definito un anno strano e per chiuderlo Luis Scola ha deciso di affrontare una conferenza stampa decisamente insolita. Nessun preambolo, ma solo l’opportunità per la stampa di togliersi tutti i dubbi riguardo il campionato appena concluso.

CAMPIONATO ANOMALO - Luis Scola traccia quindi questo bilancio. «Anno strano per noi e in generale a livello di campionato. Solitamente troviamo formazioni umili tra le promosse dall’A2. Quest’anno non è stato così e si sono formate sostanzialmente due leghe. Le prime dieci, quindi le formazioni da playoff più Tortona e Sassari, e il resto del campionato».

IL FUTURO - Chiusa una stagione c’è già da preparare la prossima. «Noi abbiamo aumentato il budget e non sono preoccupato pensando al futuro. Non parlo di numeri, ma siamo in crescita a livello di impegno economico, non è poi detto che spendendo di più si facciano migliori risultati ma questo è l’obiettivo». Per far capire il percorso che sta facendo la Pallacanestro Varese viene rispolverato l’affare Nico Mannion. Come spiega Scola, «3-4 anni fa uno come lui non sarebbe mi potuto arrivare».

UN MERCATO VIRTUOSO - Mannion è uno dei giocatori che ha portato il milione di euro accomulato con i vari buyout (il prossimo potrebbe essere quello di Assui). «Le critiche devono essere bilanciate. Non si possono prima attaccare le scelte di mercato e poi chiedere che gli stessi giocatori vengano rinnovati a cifre importanti». C’è poi un passaggio che ricorda la filosofia su cui si lavora a Masnago. «Sappiamo che non potremo tenere Librizzi per molti anni perché è destinato a palcoscenici importanti che oggi non possiamo garantire. Il nostro piano era quello di puntare sui giovani e abbiamo visto il ruolo che ha avito lui, Virginio anche se oggi non è più qui e in questa stagione Kastritis ha dato minuti importanti ad Assui. Sappiamo che dietro di lui c’è un buco, ma lavoreremo per inserire i tanti ragazzi che hanno già fatto qualche panchina».

VARESE È UN NOI E NON VENDIAMO - Il passaggio più atteso è quello riferito alla contestazione. «Se mi domandate cosa avrei fatto in quei giorni è ovvio che avrei voluto cedere. In tanti hanno chiesto di vendere, ma a chi? Va poi detto che tutti descrivono Varese come una società in cui io faccio da dittatore. Ma qui lavoriamo come un gruppo e non sono solo io, non capisco perché non passi questo concetto».

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