Calcio: "Annus horribilis" Pro Patria visto da Lattuada

Lo storico ultras bustocco: «La contestazione a fine gara è quella tradizionale di un tifo deluso»

Tre generazioni di Lattuada erano presenti allo stadio Piola di Vercelli per i playout che hanno condannato la Pro Patria. Per tastare il polso del tifo dei tigrotti abbiamo contattato Checco, pilastro del tifo bustocco.

«Noi ragazzi della curva – spiega Lattuada - non entriamo nel merito delle scelte societarie. Noi chiediamo per filosofi di onorare la maglia e la città. Ovvio ci piacerebbe vedere la Pro Patria nel posto che le spetta e spero facciano richiesta di ripescaggio ma noi ci saremo al di là della categoria».
Con un futuro incerto resta da capire cosa vorrà fare la proprietà. Sulle dichiarazioni della presidentessa Testa, che a pochi giorni dagli spareggi ricordava la sua voglia di staccarsi gradualmente dalla Pro, Lattuada non vede nulla di grave. «L’intento era quello di spronare l’ambiente e forse l’ha fatto. Patrizia la conosciamo è un persona impulsiva, ma lei è tempo che dice che non ce la fa più ed è comprensibile. Non ha mai fatto mistero di questo obiettivo. Probabilmente lo ha fatto per dare un ulteriore segnale a chi dovrà guidare il nostro futuro, almeno noi lo abbiamo inteso così».

Con l’1-0 di Vercelli si chiude una stagione amara. Checco Lattuada non salva nulla. «La contestazione a fine gara è quella tradizionale di un tifo deluso. Terminiamo una stagione in cui è venuto a mancare un amico come Raffaele Carlomagno e altri 23 ragazzi della curva non sono potuti essere presenti a Vercelli perché colpiti da un daspo assurdo».

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