La retrocessione non era in programma per la Pro Patria. L’ex sindaco Gigi Farioli ha dovuto digerirla davanti ad una televisione. «Quest’anno è mancata la mia presenza per i miei problemi di salute. Sullo schermo ho visto la rappresentazione di un anno amaro».
Per lui, grande uomo di sport, la retrocessione altro non è che la «intesi di un’annata storta, una successione di errori e, come ha detto il direttore Turotti, questa squadra non ha mai avuto attaccanti in grado di garantire i gol necessari».
Per l’ex sindaco termina quella che definisce pagina amara. «Perché uscendo dai professionisti c’è il rischio di chiudere un’esperienza che grazie alla capacità e generosità della Testa ci ha reso per anni l’unica formazione del professionismo calcistico provinciale. Confido che non foss’altro per entusiasmo si abbia forza e coraggio con la Testa e coi nuovi soci si allestire una formazione per tornare in Lega Pro».
La discesa in Serie D e la crisi può diventare anche un’opportunità. Farioli rispolvera così in chiusura un vecchio pallino. «Lo Speroni è un ottimo stadio per i professionisti, ci vorrebbe il coraggio di parlare con la proprietà. In passato avevo proposto la possibilità di fare diventare la struttura un asset della società. È un mio vecchio pallino, un spetto che rafforzerebbe il patrimonio della Pro e potrebbe attirare interesse di possibili finanziatori».
In chiusura due parole per il pubblico di Busto. «Ovunque il calcio vive un momento difficile, è chiaro visto che lo sport ha cambiato le sue prospettive. Devo dire che però nelle ultime domeniche ho visto una decisa forma di attaccamento e reminiscenza storica sugli spalti. Busto su gradoni dello Speroni e di Vercelli non è retrocessa».