Non ci sono minuti di recupero quando di mezzo c’è la vita di una persona. Neppure quando ci si trova in uno stadio che ha appena visto terminare una gara di Serie D. Sono parsi infiniti a tutti i presenti quei 60 secondi occorsi tra l’arrivo del primo soccorritore e poi della barella trainata dai giocatori del Chievo.
La mente di tutti è tornata alla tragica caduta di Novara, costata la vita al tifoso della Pro Patria, Raffaele Carlomagno. Anche nell’ultimo weekend nei nostri stadi si è sfiorata la tragedia. Il copione sembrava riproporsi: triplice fischio e dal settore ospiti un uomo si sporge troppo cadendo a peso morto per alcuni metri.
La situazione è parsa subito grave, il 32enne ultras al seguito degli scaligeri risulta ricoverato al Niguarda per i traumi a cranio e sarebbe in coma farmacologico secondo quanto riportato da fonti della società di casa. Non ha aiutato la concitazione del momento ma un analisi di un protocollo che permetta di affrontare situazioni come queste è sempre più doverosa.
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Redazione
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