Volley: “Se mandi la PEC non giochi”. Svincolo o ricatto?

Non solo luci nel volley di serie A: testimonianze e registrazioni svelano ombre sul sistema-svincoli

"Se mandi la PEC per svincolarti non giochi più, ma tranquilla, poi ti vendiamo al massimo a 500€". Suona proprio così e quello che avete appena sentito è l’audio di una mamma che ha avuto paura di svincolare la figlia da una nota società di Serie A di pallavolo per paura delle conseguenze sul suo utilizzo in campo nel finale di stagione. Un atto che, ascoltato, somiglia tanto a un ricatto.
La riforma dello sport doveva servire a eliminare dal mondo giovanile la mercificazione di ragazzi che per decenni ha fatto parte del panorama italiano. Non in tutti i casi bisogna dirlo, tanti hanno lavorato nella correttezza e nell’equo guadagno, ma di cartellini chiusi in un cassetto fino all’ottenimento della somma pattuita se ne sono sentiti tanti.
Nel mondo del volley serve una PEC per dire addio alla vecchia società, una mail che la famiglia manda alla squadra di appartenenza per mettere nero su bianco l’intenzione di andare altrove. Il termine ultimo al 31 marzo è stato prorogato poi al 30 giungo di quest’anno, ma quel lasso di tempo intercorso tra l’invio della missiva e la fine della stagione ha lasciato gli atleti a rischio di ritrovarsi come dei separati in casa o peggio, di essere mandati in tribuna.
La società di cui non possiamo fare nome non si ferma qui. Il controllo dell’atleta non basta, viene anche richiesto un accordo con la società di approdo per assicurarsi la vendita, dopo il termine di svincolo. Il documento che abbiamo in esclusiva dice così: “Le parti si accordano che la società (che possiede il cartellino) non dovrà ricevere nessuna PEC di cessazione del tesseramento entro il 30 giugno 2026. La violazione comporterà una penale di 10mila euro per la nuova società”.
Quindi, le ragazze hanno paura di mandare la PEC pensando di dover rinunciare a partite e finali. Le società che vogliono accogliere le nuove atlete sono sotto scacco di chi vuole vendere e fare cassa e lo sport giovanile scrive una nuova triste pagina sotto le regole del vincolo sportivo. Questo è solo un caso, ma sembra che tra i meandri della nuova norma sia tutt’altro che isolato.

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