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“Al giornalismo servono più cronisti e meno vip”

Prima giornata e primo dibattito per il Festival Glocal: al centro dell’attenzione, lo stato di salute della professione e il bisogno di un ritorno al rigore e alla sobrietà (in antitesi agli istrionismi da talk). Tra interventi autorevoli e polemiche defezioni

Un appello alla serietà professionale e deontologica, alla larga da qualunque forma di servilismo e in ossequio a un concetto di informazione che risponda a un solo valore: la verità.

E’ quello che si è levato dalla Sala Campiotti della Camera di Commercio di Varese e dalla prima giornata del Festival Glocal 2021 (qui il nostro articolo sulla nuova edizione), giunto alla sua decima edizione, aperto dal suo principale artefice, il direttore di Varesenews Marco Giovannelli, e dal presidente nonché padrone di casa Fabio Lunghi.

Tra i presenti, il presidente in carica dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia Alessandro Galimberti, l’inviato del TG5 Enrico Fedocci, il docente di Economia dei Media Marco Gambaro, il docente di Sociologia Sergio Splendore e il giornalista sportivo Franco Ordine.

Per dovere di cronaca va segnalato il parziale cambio di programma tra i relatori inizialmente previsti. Il ruolo di moderatore, infatti, era stato affidato a Paolo Pozzi, il quale però, il 2 Novembre, è stato sospeso dall’incarico di portavoce del presidente dell’Ordine. Da qui, l’assenza di Pozzi, cui si è aggiunto il solidale passo indietro del giornalista Raffaele Fiengo, del sociologo Enrico Finzi e del comunicatore Massimo Tafi.

Tornando al merito del convegno, i relatori si sono concentrati sullo “stato di salute” dell’informazione, fotografato dall’esito di un’efficace ricerca.In evidenza, il focus sulle principali fonti di condizionamento riconosciuti dai giornalisti (anonimamente) interpellati: linea editoriale, proprietà, opinione dei propri colleghi di redazione, carenza di risorse e propria impostazione culturale.

Da qui il forte e coinvolgente intervento di Galimberti: “Al giornalismo servono più cronisti e meno vip – afferma – L’unica bussola di chi svolge questa professione deve tornare ad essere la verità, che può essere raccontata solo con un’attenta verifica delle fonti e con un approccio più rigoroso e meno teatrale“. Il riferimento è alla logica dei talk, ormai soverchianti, spesso frequentati da una manciata di (istrionici) opinionisti e forieri, in diverse occasioni, di dibattiti stucchevoli o di vere e proprie fake news.

 

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