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L’odissea di Bof, dal Nepal al caos degli aeroporti

Partito coi volontari di VISPE per una missione umanitaria, il varesino si è ritrovato a rimbalzare come una pallina da flipper tra un aeroporto e l’altro: nel suo racconto le 48 ore più lunghe della vita. E i metodi poco ortodossi della Turkish Airline.

La parte impegnativa, quella in Nepal, si è rivelata emozionante, appagante, impegnativa almeno quanto ricca di umanità. Quella che, almeno sulla carta, avrebbe dovuto rientrare nella “normale amministrazione”, vale a dire il viaggio di ritorno, si è invece trasformata in una vera e propria Odissea, complice le mille complicazioni generate agli allarmismi generati dal Coronavirus. 

E così, la squadra dei volontari VISPE (associazione che si occupa di progetti solidali nei Paesi emergenti e che, con Giancarlo Airaghi, è particolarmente attiva in Nepal) si è ritrovata a rimbalzare, come una pallina da flipper, tra un aeroporto e l’altro: dall’Asia alla Turchia, da Parigi a Monaco, fino all’agognato approdo in quel di Malpensa.

Del team faceva parte anche il  varesino Roberto Bof, che oltre a documentare l’esperienza della trasferta, ha anche documentato le difficili e avventurose operazioni di rientro.

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