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Shoah, viaggio nella memoria di Lilli

La toccante storia di Vaifra Pesaro – dal 1943 al 1945, ancora bambina – costretta a vivere al buio, in silenzio. Per sfuggire all’orrore nazista

La memoria si adegua. Rispetta il dolore, il freddo, il vuoto dentro al cuore. E archivia, in un cassetto nascosto, i brandelli di una vita lontana, che lentamente si ricompongono e si allineano, pronti a raccontare un passato remoto, impregnato di violenza e di follia. La mente non cancella nulla. Semplicemente aspetta, in silenzio, il momento in cui corpo e cuore trovino il coraggio di interrogarla.

Per la signora Lilli Pesaro, nata a Marsiglia nel 1938 da madre italiana e da padre ebreo, quel momento è arrivato. Lilli, dal 1943 al 1945, ancora bambina, visse nascosta in una casa a Genova, insieme ad altre undici persone di religione ebraica. Lontana dai suoi genitori, nel silenzio.

Lilli – sopravvissuta allo sterminio nazista – ha aspettato molti anni prima di riaprire quel cassetto. Forse la paura di riprovare quel terrore, forse lo strazio nel ripensare alla disumana esperienza vissuta dalla sua famiglia. Poi quel momento è arrivato, Lilli ha trovato il coraggio, e da quel momento ha compreso pienamente il valore del racconto, la necessità di tramandare, di narrare quanto accaduto. Eventi che sono costati la vita a suo padre. Fucilato il 19 gennaio del 1945. La madre è miracolosamente riuscita a salvarsi.

Lilli – ormai adulta – circondata dall’amore della sua famiglia, ha deciso di visitare, per la prima volta, il campo di Auschwitz e il campo di Birkenau, per ritrovare se stessa. Per ritrovare suo padre.

 

 

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