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Varese ansiosa, in analisi il 55% dei cittadini

Secondo un sondaggio della Reale Mutua Assicurazioni, oltre la metà degli interpellati vorrebbe ricorrere a uno psicologo. Un quinto dei soggetti chiede che sia il datore di lavoro a farsene carico

Sarà l’effetto covid, che ci ha resi più insicuri e vulnerabili, sarà quello che un famoso spot del passato chiamava “logorio della vita moderna”. Fatto sta che, dati alla mano, oltre la metà dei varesini vorrebbe entrare in analisi.

Lo rivela uno studio della Società Reale Mutua Assicurazioni, attraverso il suo Osservatorio legato al Welfare, artefice di un sondaggio su scala nazionale, diviso per territori. Declinato su Varese, l’esito delle interlocuzioni non lascia spazio a dubbi: i nostri concittadini sono a dir poco stressati, ansiosi e bisognosi di ascolto.

Il 55% degli interpellati ritiene utile, nel futuro prossimo, rivolgersi a uno psicologo.

Il motivo? prima di tutto, l’ansia, che nel 34% dei casi rappresenta la ragione del disagio.

Seguono gli aspetti caratteriali (14%), i problemi di lavoro (12%) e, fanalino di coda, le pene d’amore (4%).

Ma come muoversi? Il 19% vorrebbe che, in ossequio al concetto di welfare aziendale, a pagare la parcella fosse il datore di lavoro. Un quarto degli interpellati vede di buon occhio delle sedute in remoto, cioè mediate dai collegamenti in remoto.

In contemporanea, però, ecco la trappola della reputazione e della pecunia. Il 23% considera ancora “imbarazzante” l’idea di rivolgersi a uno psicoterapeuta. Il 34% teme di dover sostenere costi esagerati.

 

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