Piste vuote, parcheggi deserti, colpo d’occhio spettrale. In questi giorni di coronavirus, l’aeroporto di Malpensa (con la chiusura del T1 e la parziale operatività del T2) rappresenta in maniera plastica lo smarrimento di un Paese che cerca di salvarsi, combattere e risollevarsi. E pensare che, ironia della sorte, pochi mesi promuovevamo sul campo il sistema della brughiera, che in occasione del Bridge di Linate si confermava uno scalo strategico, efficiente e funzionale. Ora, con gli aerei e il orale a terra, la parola d’ordine è soltanto una: decollo.
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Malpensa sogna un nuovo decollo
Viaggio nelle aree spettrali dell’aeroporto: triste, deserto, smarrito. E con una gran voglia di tornare ad alta quota
- Pubblicato il
Debora Banfi
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