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Referendum, a Busto il NO è trasversale

In una lettera, le ragioni del pollice verso di molti esponenti politici della città, provenienti da destra, sinistra, centro, liste civiche. E dal mondo delle professioni

“Una riforma sbagliata, che solletica la pancia dell’antipolitica, mina la rappresentanza democratica, evita qualunque risparmio e favorisce il potere di lobby e segreterie”.

Queste, in estrema sintesi, le ragioni che spingono un’ampia fetta di politica bustocca a votare NO al referendum. 

In calce, la firma di volto noti della città di Busto Arsizio. Dall’esponente di Forza Italia Gigi Farioli, all’ex senatrice PD Erica D’Adda; dagli ex assessori comunali di centrodestra Fantinati, Cislaghi e Chiesa, al giornalista Binaghi e l’ex Cinque Stelle Laura Bignami.

Nel comunicato, i firmatari accusano gli artefici del taglio dei parlamentari di “vendere” per riforma un provvedimento che, in realtà, non riforma alcunché: “Le Camere – scrivono – non avranno alcun beneficio in termini di efficienza. In compenso, crescerà il potere lobbistico su deputati e senatori, così come quello dei leader di partito. Inoltre – chiosano – un’eventuale vittoria dei SI’ vedrà ridotto il numero di chi risponde direttamente al popolo, evitando qualunque vero risparmio: il taglio, a conti fatti, manterrà nelle casse pubbliche 60 milioni di euro, Vale a dire, un euro a cittadino.

 

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