Matteo Inzaghi racconta così la serata di Arte in Corte, alla Corte dei Brut di Gavirate. Prossimo appuntamento, il 3 Settembre.
“Il vino che inebria, il vino che stordisce, il vino che scioglie la lingua, mescola i ricordi, rallenta il passo e abbatte gli argini.
E’ nel rapporto senza tempo tra l’uomo e l’alcol che la serata dell’Arte in Corte, a Gavirate, si riassume e si snoda, partendo dalle pagine che Annamaria Rossano, accompagnata dal violoncello di Silvia Cosmo, ha tratto dal saggio di Anthony Burgess edito da Cristina De Piante, e approdando al monologo di Enrico Bonavera, l’Arlecchino del Piccolo Teatro, alle prese con la prima biblica sbornia, quella di Noè, al cospetto del diluvio, sintesi perfetta di universali paure e fragilità.
Perché a volte l’ebbrezza ci guida verso l’innocenza perduta, reprime le inibizioni e libera i fantasmi, riportandoci, come il recital puntualmente evidenzia, alle origini del tutto. Che affondano nelle radici dell’essere per poi ramificarsi ed esprimersi lungo i gesti, i passi e le sonorità della tradizione popolare.
Si ride di fronte al Noè ubriaco, incompreso dai figli e biascicante incredibili profezie. Ma si ripiomba nel più pirandelliano dei sentimenti del contrario quando, in controluce, decifriamo in quel passo stentato e in quell’ancestrale incomunicabilità le tracce della Nemica che dall’alba dell’uomo ci spaventa e ci divora, ci sconcerta e ci minaccia: una Nemica chiamata Solitudine”.
Matteo Inzaghi